Conto corrente 2024, ora te lo controllano senza avvisarti: avviene solo in questi giorni | Non cascare nelle truffe
Una storica decisione della Corte di Cassazione ha dato il via ai controlli sui conti correnti in maniera più invasiva. Ecco quando è lecito.
Il conto corrente rappresenta il porto sicuro di ogni lavoratore e risparmiatore che in questo modo può custodire il proprio denaro alla luce del sole. Chiaramente ciò comporta anche degli oneri da rispettare.
Qualora infatti vengano riscontrati dei movimenti sospetti l’Agenzia delle Entrate può effettuare dei controlli volti a chiarire la situazione. Una spada di Damocle che pende su tantissime persone che si guardano bene dal compiere operazioni illecite.
Ultimamente però la tanto temuta macchina di controllo del Fisco si può innescare in una maniera decisamente più semplice rispetto al passato, per questo è bene tenere ancora più alta la guardia e rigare dritto.
Come riportato da quifinanza.it una pronuncia della Corte di Cassazione ha infatti cambiato radicalmente le carte in tavola e ha ridotto in maniera tangibile le tutele per i cittadini. In parole povere non ci sarà più bisogno dell’autorizzazione.
Come funzionano i controlli sui conti correnti
Di fatto come ribadito dalla Corte il permesso a procedere ha una finalità meramente organizzativa e che la sua assenza non va ad inficiare sul provvedimento stesso. Grazie a questo sistema il Fisco è riuscito a recuperare delle somme importanti relative a diversi anni fa.
Nello specifico è riuscito ad ottenere con avviso di accertamento 144.332,77 euro per l’anno di imposta 2006. Il tutto grazie ad accertamenti bancari disposti nei confronti del contribuente. Ciò non significa che si possa avere un pregiudizio nei confronti del correntista e che si possano ledere alcuni diritto fondamentali come l’inviolabilità del domicilio e la libertà personale.
Quando i controlli possono essere considerati legittimi
Nel caso preso in esame come specificato era stata chiesta l’autorizzazione del direttore centrale dell’accertamento dell’Agenzia delle Entrate. Da ciò deriva che la documentazione relativa non era stata allegata all’avviso di accertamento. La Corte però ha valutato tale autorizzazione come attinente a quelli che si possono definire come rapporti interni.
A tal proposito è importante fare un importante distinguo tra la prova ottenuta in maniera irrituale e quella ottenuta in maniera illegale. Nel primo caso le prove ottenute possono essere utilizzate e non c’è nessuna incidenza sui dati ottenuti, a meno che non ci siano delle direttive specifiche. Insomma, vista la situazione è meglio essere sempre piuttosto cauti. L’occhio dell’ADE è sempre dietro l’angolo.