Hai installato un allarme in casa? Se ti sei rivolto a questo ente, sei messo malissimo | Scopri subito la multa da pagare
Sono sempre di più accese le polemiche che si sono elevate nei confronti di una compagnia che vende sistemi di sicurezza.
Avere dei dispositivi in grado di garantire sicurezza all’interno della propria abitazione è fondamentale al giorno d’oggi. Purtroppo i ladri sono sempre dietro l’angolo e soprattutto quando si va fuori casa per diversi giorni è sempre meglio avere qualche certezza.
Sono ormai tantissime le società che si occupano di installare telecamere, allarmi e strumenti affini nelle case. Chiaramente è importante anche badare al portafoglio visto che l’investimento è a dir poco oneroso.
Attenzione però. È molto importante fare la scelta giusta onde evitare di ritrovarsi ad avere a che fare con situazioni potenzialmente ingarbugliate. In questo periodo infatti ha fatto scalpore la vicenda riguardante una nota azienda del settore.
Trattasi di Verisure che lo scorso luglio è stata indagata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) per quanto riguarda la chiarezza della sua proposta. A seguito del lavoro di investigazione è stato stabilito che le attività della società con sede a Roma ha violato il Codice del consumo.
La multa salata nei confronti di Verisure
Per effetto di ciò è stata comminata una multa di 4,25 milioni di euro e sono state ben quattro le condotte sanzionate. La prima è quella di aver proposto il sistema di allarme come acquisto di un impianto di allarme. In realtà se il cliente smette di pagare l’abbonamento il servizio viene disinstallato.
Inoltre tra i fatti contestati dall’Autorità a Verisure c’è anche l’ostacolo al diritto di recesso. Stando alle motivazioni fornite dall’ente la società attuerebbe una condotta aggressiva e dei comportamenti ostativi alla conclusione del rapporto, come ad esempio dei ritardi all’accoglimento delle istanze.
Quali sono gli altri capi di contestazione
A rendere la situazione ancor più delicata ci sono anche altri due fattori che all’AGCM non sono proprio andati giù. Uno riguarda il fatto che dal 2019 l’azienda ha iniziato a prestare servizio anche durante il periodo di esercizio del diritto al ripensamento senza una richiesta espressa da parte dei clienti.
L’altro punto è inerente la frammentaria indicazione del foro competente a cui il consumatore avrebbe potuto rivolgersi in caso di controversie da risolvere. Non era infatti specificato in maniera chiara se coincidesse con quello di residenza o di domicilio del consumatore. A prescindere da ciò, la multa principale riguarda l’ostacolo al diritto di recesso che equivale a 2,5 milioni di euro.