Tumori, situazione tragica nel Sud Italia | Aspettative di vita ridotte di un anno e mezzo
Il problema del divario economico tra Nord e Sud ora influisce anche l’ambito della sanità: siamo di fronte a una vera migrazione di pazienti.
Un recente report dell’associazione Svimez, in collaborazione con Save the Children, ha gettato luce su una realtà allarmante relativa alla sanità pubblica.
Il divario tra Nord e Sud nel diritto alla salute in Italia si sta allargando, con gravi conseguenze per i cittadini del Mezzogiorno.
La disparità nelle cure, unite alla minore spesa pubblica sanitaria, stanno spingendo sempre più persone a cercare assistenza al di fuori delle loro regioni, aggravando ulteriormente la situazione.
Come possiamo uscire da una situazione tanto tragica? Analizzare questo fenomeno è il primo passo per comprenderlo e, forse, trovare una soluzione.
Carenza di fondi per tutto il settore sanitario
Una delle principali conclusioni del rapporto è che i servizi di prevenzione e cura nel Sud Italia sono più carenti rispetto al resto del Paese. Questa carenza si riflette in statistiche preoccupanti: l’aspettativa di vita media è inferiore di un anno e mezzo rispetto al Nord, e i tassi di mortalità per tumori sono più elevati. Di fronte a questa situazione, molti cittadini del Sud sono costretti a cercare cure altrove, spesso nel Centro e nel Nord Italia, dove l’offerta sanitaria è più completa. Uno degli indicatori più significativi è la spesa pubblica sanitaria, che risulta sottodimensionata rispetto ad altri Paesi europei.
Mentre Germania e Francia destinano rispettivamente il 9,4% e l’8,9% del PIL alla sanità, in Italia la percentuale si ferma al 6,6%. Questo si traduce in una minore disponibilità di risorse per garantire cure efficaci e di qualità, soprattutto nelle regioni del Sud, dove la spesa pro capite è significativamente inferiore rispetto alla media nazionale. Un altro dato allarmante riguarda la copertura degli screening diagnostici, fondamentali per la prevenzione delle malattie: mentre al Nord l’80% delle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni si sottopone regolarmente a controlli, al Sud la percentuale scende al 58%. Regioni come la Calabria registrano addirittura una copertura inferiore al 50%, evidenziando gravi carenze nell’offerta di servizi preventivi.
L’unico modo per invertire questo drammatico trend
La migrazione dei pazienti dal Sud al Centro e al Nord Italia è un fenomeno in crescita, soprattutto per le patologie più gravi. Nel 2022, oltre il 40% dei ricoveri riguardava residenti del Mezzogiorno che hanno cercato cure altrove. Questo significa che migliaia di persone sono costrette a percorrere lunghe distanze per ricevere assistenza, aumentando i disagi e i costi personali legati alla cura delle malattie. Per invertire questa tendenza e garantire a tutti i cittadini italiani un accesso equo e universale alle cure sanitarie, è necessario un impegno concreto da parte delle istituzioni a tutti i livelli.
È fondamentale aumentare gli investimenti nelle regioni del Sud, potenziando i servizi di prevenzione e cura e riducendo così il ricorso alla migrazione sanitaria. Inoltre, è importante lavorare per ridurre i divari territoriali nella qualità e nell’efficacia delle prestazioni sanitarie, garantendo a ogni cittadino un livello adeguato di assistenza, indipendentemente dalla regione di provenienza. L’attuazione di politiche mirate e di interventi strategici è fondamentale per migliorare la salute e il benessere dei cittadini del Sud Italia e per ridurre le disuguaglianze nel sistema sanitario nazionale. Solo attraverso un impegno congiunto delle istituzioni e della società civile sarà possibile garantire a tutti il diritto costituzionale alla salute, senza lasciare nessuno indietro.