Quanta liquidità preferisci avere sul conto corrente? E sei sicuro che sia la forma di sicurezza patrimoniale migliore sul mercato?
Il panorama finanziario italiano rivela una tendenza diffusa tra le famiglie: mantenere una consistente somma di denaro sui conti correnti.
Questa pratica, spesso vista come una forma di protezione contro le sfide economiche, l’inflazione e l’incremento dei costi energetici, potrebbe però non essere la scelta più vantaggiosa sotto diversi aspetti.
Mantenere una certa liquidità sui conti correnti può offrire una sensazione di sicurezza, ma è importante valutare attentamente i rischi e le potenziali perdite economiche associate a questa pratica.
Esplorare opzioni di investimento più vantaggiose e diversificare il proprio portafoglio finanziario potrebbe essere una strategia più prudente per proteggere e far crescere il proprio patrimonio nel lungo periodo.
Secondo le statistiche della Banca d’Italia, i risparmi depositati sui conti correnti ammontano a un impressionante totale di 1.262 miliardi di euro e 207 milioni. Questo indica una chiara preferenza per la liquidità, alimentata da fattori come l’inflazione, la crisi economica derivante dalla pandemia e l’incertezza legata alla crisi energetica. Tuttavia, determinare l’importo giusto da mantenere sul conto corrente non è un compito facile.
Alcune linee guida suggeriscono di destinare il 50% delle entrate alle spese essenziali, il 30% alle spese superflue e il 20% al risparmio, mentre altri suggeriscono di mantenere una somma di denaro sufficiente a coprire le spese ordinarie per 3-6 mesi come liquidità transazionale e di creare un fondo di emergenza per affrontare spese inaspettate. Nonostante queste linee guida, è consigliabile valutare ogni situazione individualmente, possibilmente con l’aiuto di un consulente finanziario. Mentre la liquidità media depositata sui conti correnti si attesta a 14.981 euro, è importante considerare i rischi associati a questa pratica.
Mantenere una grande quantità di fondi sui conti correnti comporta rischi impliciti. Innanzitutto, ci sono i costi di gestione del conto corrente, che, seppur minimi, rappresentano una perdita sostanzialmente infruttuosa. Inoltre, i conti correnti offrono tassi di interesse minimi, il che significa che il denaro depositato non genera alcun rendimento significativo. Un altro fattore da considerare è l’inflazione, che può erodere il potere d’acquisto della moneta nel tempo. Inoltre, in casi estremi, i governi potrebbero applicare un prelievo forzoso sui conti correnti come forma di tassa patrimoniale.
Anche il limite di garanzia del FITD è da tenere in considerazione: sebbene garantisca i soldi depositati fino a 100.000 euro per depositante, superare questa soglia può rappresentare un rischio significativo in caso di difficoltà o default della banca. In alternativa, esistono veicoli di investimento più redditizi e sicuri rispetto ai conti correnti; ad esempio, i conti deposito possono offrire tassi di interesse più elevati e maggiore sicurezza rispetto ai conti correnti tradizionali.