La testimonianza di un ex hacker malintenzionato getta luce sulla realtà del lato oscuro di internet: il pericolo prende forma.
Chi ha paura dell’uomo nero? Se si tratta di internet, di paura bisognerebbe averne eccome: oltre la cortina dei social e dei siti che visitiamo ogni giorno esiste un mondo molto più vasto e oscuro.
Milioni di siti accessibili solo attraverso specifici programmi e coordinate non tracciabili, contenenti mercati neri e materiale video illegale: questa è solo la punta dell’iceberg del dark web.
Addentrarsi in questo mondo è sconsigliato ai meno esperti e ai deboli di cuore, ma se la curiosità vi tenta allora esiste un modo per informarsi senza rischiare.
Tutto grazie alla testimonianza di un ex hacker, attivissimo nell’ambito, che ha deciso di convertirsi e creare informazione sull’argomento.
In un’intervista rilasciata a VICE, un individuo anonimo ex membro della cerchia di “Black Hat”, termine con cui si indicano gli hacker malintenzionati, ha deciso di abbracciare una nuova identità come “White Hat”, dedicando le sue abilità di sicurezza informatica a proteggere i diritti umani e a combattere i pericoli che si nascondono nelle profondità del dark web, dove proliferano utenti con intenti distruttivi desiderosi di partecipare a pratiche come lo sfruttamento di minori, il traffico di droga e il reclutamento da parte di gruppi terroristici ed estremisti. Questo ex-hacker, ora convertito a un approccio etico, ha deciso di utilizzare le sue conoscenze per contrastare queste minacce.
Uno dei pericoli principali che ha affrontato è il ransomware, un software malevolo che cripta i dati degli utenti, chiedendo poi un riscatto per il ripristino dell’accesso. La testimonianza dell’hacker rivela situazioni angoscianti, come attacchi a ospedali in cui dati critici vengono criptati, costringendo le vittime a una scelta difficile tra pagare un riscatto o rischiare vite umane. Questa minaccia si è evoluta nel tempo, con richieste di riscatto che ora possono raggiungere cifre incredibili, come nel recente caso di un attacco informatico che ha richiesto 70 milioni di dollari.
L’hacker ha anche sollevato il velo sul mercato dei “Initial Access Broker”, individui che vendono l’accesso alle reti aziendali a cybercriminali. Questi broker offrono dettagli di account VPN e protocolli desktop remoti, aprendo la porta a infiltrazioni in oltre 2.300 organizzazioni globali. La sua testimonianza ha evidenziato un aumento significativo di questo mercato dopo la pubblicazione del report.
Riflettendo sul futuro del cybercrimine, l’ex-hacker esprime preoccupazioni ponderate. Sebbene ritenga improbabile l’hacking di armamenti come l’arsenale nucleare, avverte sulle potenziali conseguenze devastanti del cybercrimine sui mercati finanziari e sulla produzione di energia elettrica. Questi settori, se colpiti, potrebbero generare impatti globali di vasta portata. Perché tutto crolli non è necessaria una bomba: basta un colpo ben assestato al mondo dell’economia.