Arriva l’integratore salva cervello: può aiutare a scoprire diversi disturbi mentali
Questo particolare integratore potrà essere molto utile per il benessere del cervello. Potrà essere affiancato ai farmaci ed essere determinante per fare delle specifiche diagnosi
Prendere degli integratori al giorno d’oggi è diventa praticamente una prassi. Ce ne sono di vario genere e adatti per diverse funzioni. Chiaramente sarebbe opportuno non abusarne visto che sono comunque delle sostanze con cui andarci cauti. Questo però è ampiamente risaputo.
Ciò che è meno noto è che esiste un integratore che in futuro potrebbe giocare un ruolo piuttosto determinante per la società per quanto concerne una specifica attività. Andiamo a scoprire qual è questo supplemento alimentare e quali sono i possibile effetti benefici che può avere per gli individui.
Integratori per il cervello: cosa hanno evidenziato alcune ricerche in merito
Si chiama palmitoiletanolamide conosciuto anche con l’acronimo Pea. Secondo gli esperti della Società NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf) potrà diventare l’integratore del futuro per il benessere del cervello, da affiancare ai farmaci. Inoltre è stato riscontrato che potrebbe fungere da biomarcatore naturale per la diagnosi precoce di psicosi.
Ma di cosa si tratta nello specifico? Di base è un composto organico prodotto dal nostro organismo e presente in alimenti come uova, piselli, pomodori e soia. Viene già utilizzato come integratore per i suoi effetti analgesici e antinfiammatori. Nella verifica fatta dai membri della società sopracitata questo integratore si è dimostrato fondamentale per il benessere del sistema nervoso centrale.
Il tutto grazie alla sua azione sul sistema degli endocannabinoidi che è responsabile di alcune funzioni fondamentali come la memoria, il dolore, l’umore e l’appetito. Sempre stando al parere di questi esperti negli anni a venire la Pea potrebbe essere utile anche per contrastare problemi di memoria e declino cognitivo.
Infatti la sua assunzione protegge i neuroni e sembra poter migliorare la memoria, il linguaggio e le funzionalità cognitive. Ma non è tutto. Può ridurre lo stress ossidativo e riequilibra la trasmissione eccitatoria cerebrale. Può inoltre favorire la produzione di nuovi neuroni in alcune aree decisive per la memoria come ad esempio l’ippocampo.
A spiegare tutte queste informazioni piuttosto interessanti nonché utili ci ha pensato Claudio Mencacci, co-presidente Sinpf e direttore emerito di Neuroscienze all’ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano nel corso di un Congresso nazionale inerente queste tematiche tenutosi a Milano. Insomma, una novità di assoluto rilievo che va monitorata a dovere vista l’utilità che potrebbe lasciare in dote nei prossimi anni.