Fa la storia la sentenza del caso Tesoro di Como: riconosciuto all’ente archeologico un vero e proprio patrimonio.
Il Consiglio di Stato ha recentemente emesso una sentenza che forse rivoluzionerà il panorama della ricerca archeologica.
Riconoscendo un “premio di rinvenimento” alla Società Archeologica Comense, lo Stato premia questo ente per la scoperta straordinaria del “Tesoro di Como”.
Questo tesoro, composto da circa mille monete d’oro romane, è stato rinvenuto nel 2018 durante lavori di ristrutturazione nell’area dell’ex teatro Cressoni, destinata alla creazione di immobili residenziali.
La sentenza della sesta sezione di Palazzo Spada ha ribaltato il verdetto emesso in primo grado dal Tar della Lombardia nel 2022, riconoscendo alla società proprietaria dell’immobile un premio di rinvenimento fino alla metà del valore dei reperti.
La decisione del Consiglio di Stato si basa sulla considerazione che le attività di scavo erano state svolte direttamente dalla società proprietaria, seppur tramite l’esecuzione materiale da parte di soggetti e macchinari incaricati. La sentenza evidenzia che la società è la titolare del bene e delle attività in corso, quindi il ritrovamento del tesoro può essere direttamente imputato a essa. La Sovrintendenza aveva inizialmente fissato il premio di rinvenimento a quasi 370mila euro, corrispondente al 9,25% del valore di stima, con una ritenuta alla fonte del 25%. Tuttavia, la sentenza ha accolto il ricorso della società, che chiedeva di essere riconosciuta come “scopritore” con il diritto a un premio fino alla metà del valore dei reperti.
La Società Archeologica Comense, in un comunicato sul suo sito, ha fornito ulteriori dettagli sull’importanza del luogo del ritrovamento. Le strutture, situate sopra i resti di due complessi edilizi di epoca romana, erano prossime al Foro della città e probabilmente adibite a scopi pubblici. Le monete, principalmente solidi degli imperatori di Occidente Onorio e Arcadio, risalgono all’Impero di Anicio Olibrio e Leone I nelle sue fasi più recenti, con una data probabile di occultamento del tesoro stimata tra il 472 e il 473 d.C.
Il Consiglio di Stato non solo riconosce il valore della scoperta archeologica, ma sottolinea anche l’importanza di coinvolgere operatori archeologici nelle attività private in aree di interesse archeologico. La sentenza indica che la prescrizione di predisporre il controllo di un operatore archeologico è stata applicata nel caso in esame, rafforzando l’idea che la collaborazione tra il settore privato e gli esperti del settore è essenziale per garantire la corretta gestione e la conservazione del patrimonio storico.
Questa sentenza potrebbe avere un impatto significativo sulle future scoperte archeologiche, incoraggiando una maggiore collaborazione tra proprietari di terreni e operatori archeologici. Il riconoscimento di un premio di rinvenimento sostanzioso potrebbe incentivare ulteriormente la conservazione del patrimonio storico e archeologico, promuovendo una maggiore consapevolezza e responsabilità nella gestione delle attività di scavo in aree di interesse storico.