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Sognare ad occhi aperti non è affatto un errore: quali sono i benefici secondo la scienza

sognare ad occhi aperti
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Fermarsi ogni tanto a fantasticare è un’esperienza importante per la mente e secondo alcune evidenze scientifiche può essere davvero di grande aiuto

Sognare ad occhi aperti è un qualcosa che può capitare di frequente ed il chiaro segnale di un momento di rilassatezza e di gioia. D’altronde al contrario i pensieri sarebbero negativi e spaventosi e ciò testimonierebbe uno stato d’animo non propriamente ottimale. Partendo dal presupposto che sarebbe meglio debellare queste fasi non felici, l’ideale sarebbe trovare un equilibrio tra il fantasticare e vivere la realtà quotidiana.

In generale è importante sapere che queste sessioni di sogni ad occhi aperti si possono ottenere dei benefici di non poco conto che sono stati analizzati anche a livello scientifico nel corso degli anni. Nel 1975 lo psicologo americano Jerome L.Singer nel suo saggio “The inner world of daydreaming” già aveva scritto qualcosa a riguarda, a testimonianza di come l’analisi di questa pratica abbia radici piuttosto profonde nel passato.

Sognare ad occhi aperti: ecco perché fa bene

Invece, nelle prime righe dell’articolo “In defense of daydreaming” pubblicato sul New York Times nel 2022 si legge chiaramente che lasciar vagare la mente favorendo certi sogni ad occhi aperti può dare gioia, serenità e rendere le persone di gran lunga più creative. La riflessione si concentra anche sull’importanza di non sottovalutare il valore di questa attività troppo spesso bistrattata.

Un’altra testimonianza inerente è quella che ha lasciato in dote l’indagine scientifica avviata nel campo delle neuroscienze. In questo caso lo studio è stato condotto dai ricercatori dell’Università di Harvard pubblicato sulla rivista Nature. Nello specifico è stata monitorata l’attività dei neuroni nella corteccia visiva del cervello dei topi mentre questi si trovavano in uno stadio di veglia e quiete, che ha portato alla luce degli scenari inimmaginabili che potrebbero riguardare anche gli esseri umani.

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Ad otto topi sono state mostrate due immagini diverse, una a scacchiera con quadrati grigi e macchiati di bianco e nero per circa sessanta volte e per un tempo brevissimo di pochi secondi. I ricercatori di Harvard hanno così potuto registrare l’attività di circa settemila neuroni nella corteccia visiva scoprendo che nel momento in cui un topo guardava l’immagine, i neuroni si attivavano secondo uno schema preciso.

Procedendo con l’esperimento, l’attività neuronale collegata alla visione della prima immagine diventava sempre più distinguibile dalla seconda fino a coinvolgere gruppi di neuroni differenti. Nei momenti di pausa i neuroni si attivavano con un modello simile ma non identico e ciò testimoniava come anche questi piccoli esseri erano in grado di fantasticare su qualcosa che avevano visto poco prima.