Sono significativamente aumentati i casi di chiamate ingannevoli. Ecco in cosa consiste la “truffa del sì” e come evitare di cadere in trappola.
Di recente, è stato registrato un numero considerevole di vittime della cosiddetta “truffa del sì”. Una vera e propria trappola nella quale, purtroppo, è piuttosto facile cadere.
La tecnica utilizzata è davvero molto semplice, ma al contempo diabolica. L’utente viene contattato telefonicamente da un call center e viene indotto a rispondere “sì” a una domanda generica come, ad esempio, “Salve, è lei il signor …?”. La risposta affermativa viene registrata e rimossa dal contesto originale, per essere poi utilizzata, contro la volontà della malcapitata vittima, per l’attivazione di un contratto, solitamente, per la fornitura di luce e gas o di servizi telefonici. Inutile dire che è davvero difficile accorgersi del raggiro e capire di aver spalancato le porte ad un call center pirata, se non dopo l’arrivo della prima bolletta, normalmente, anche piuttosto salata.
Come ha sottolineato l’associazione dei consumatori Adoc di Pordenone, che attualmente sta gestendo numerosi casi, a cadere in questa miserabile truffa non sono solo gli anziani, ma utenti di tutte le età. Ecco perché è importante sapere come evitare di cadere nella trappola delle chiamate ingannevoli.
Come abbiamo anticipato, la cosiddetta “truffa del sì” ha un meccanismo semplicissimo, tuttavia, è davvero complicato riuscire a capire subito di essere stati raggirati. Proprio per questo motivo, di recente, sono stati registrati numerosi casi di utenti caduti in trappola. Alla luce di questo, è bene capire come comportarsi per tenere alla larga spiacevoli inconvenienti.
La prima accortezza da ricordare, per evitare il rischio di incappare nella “truffa del sì”, è non rispondere mai con un “sì” alle domande che vengono poste dall’interlocutore. Ad esempio, qualora dovesse essere chiesto “E’lei il signor Rossi?” è consigliabile rispondere qualcosa del tipo “con chi parlo?” oppure “chi lo cerca?”. Ovviamente, come suggerisce l’associazione dei consumatori Adoc di Pordenone è importante evitare di concedere i propri dati anagrafici, così come il codice POD e/o PDR, ovvero, i codici univoci che identificano il proprio impianto per il prelievo di energia elettrica o del gas. Un altro consiglio da seguire per tenere alla larga i truffatori è non fornire mai il proprio codice IBAN, a meno che non ci sia l’assoluta certezza di conoscere il proprio interlocutore.
Nel caso in cui ci si accorga di essere finiti in trappola, la prima cosa da fare è inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno per “disconoscere il contratto” e, comunque, segnalare l’accaduto alle autorità competenti o un’associazione di categoria.