Un bambino malato causa grandi ansie, ma non sempre è possibile ricevere il pediatra a casa: ecco come funziona, tra eccezioni e obblighi.
Viviamo in un periodo in cui le malattie colpiscono facilmente, soprattutto i bambini, con tosse, raffreddore e febbre alta.
Far uscire i piccoli di casa in queste condizioni può essere un’impresa, ma spesso i genitori si scontrano con la necessità di consultare un medico.
La richiesta di visite domiciliari è sempre più frequente, ma il sovraccarico di lavoro impedisce ai medici di rispondere positivamente a ogni singola richiesta.
In passato, le visite a domicilio del pediatra e del medico di famiglia erano più comuni, ma oggi il panorama è cambiato. Questo sovraccarico ha portato a una riduzione delle visite a domicilio, riservandole solo a casi strettamente necessari per evitare di compromettere l’assistenza ad altri bambini: ecco come comportarsi.
Molti genitori si scontrano con la delusione quando richiedono una visita domiciliare e vengono informati che la prassi è portare il bambino in studio. Tuttavia, la scelta di effettuare una visita a casa è a discrezione del pediatra, che prende in considerazione la situazione clinica del bambino, i sintomi e il malessere generale prima di decidere se sia preferibile evitare che il paziente esca di casa. Ci sono situazioni in cui la visita a domicilio è un obbligo, come stabilito dall’accordo nazionale dei pediatri di libera scelta e dai piani regionali. I bambini non trasportabili per gravi impedimenti di salute o rischi significativi hanno diritto a questa forma di assistenza.
Si tratta di casi estremi, che includono immunodepressione, malattie oncologiche, bambini allettati per fratture importanti, bambini in sedia a rotelle e quelli con malattie invalidanti. Tuttavia, non è obbligatorio evitare che i bambini si espongano al freddo o al cosiddetto “colpo d’aria”. La maggior parte dei bambini clinicamente sani con malanni stagionali è considerata trasportabile, anche in caso di febbre. La decisione di effettuare una visita domiciliare rimane a discrezione del pediatra.
Se il pediatra rifiuta una visita a domicilio quando è obbligatoria, è possibile presentare un reclamo al Ministero della Salute attraverso la pagina web dedicata. Questo strumento consente non solo di segnalare situazioni negative ma anche di esprimere apprezzamenti per esperienze positive. Indipendentemente dalla modalità di visita, sia in studio che a domicilio, ci sono precise regole per la reperibilità del pediatra e gli orari di visita. Queste regole possono variare da regione a regione, ma generalmente stabiliscono che le visite devono essere effettuate in giornata se richieste entro le 10 del mattino in un giorno feriale o di sabato.
La richiesta pervenuta dopo le 10 deve essere espletata entro le ore 12 del giorno successivo. L’attività ambulatoriale deve essere garantita entro 5 giorni dalla richiesta, mentre i casi di urgenza devono essere verificati il prima possibile. È importante notare che i pediatri non sono tenuti a essere reperibili in determinati orari, garantendo anche loro il necessario riposo. Quando il pediatra di famiglia non è disponibile e c’è urgenza, è possibile rivolgersi ai servizi di continuità assistenziale o al pronto soccorso, soprattutto in caso di sintomi gravi e preoccupanti. In tal modo, si cerca di garantire un equilibrio tra la necessità di assistenza immediata e il benessere dei professionisti della salute.