La più grande bufala di Facebook: non basta una frase per evitare il furto di dati
Negare a Facebook l’utilizzo dei propri dati con un semplice stato non serve: ecco la versione 2023 della “bufala” annuale del social.
Nel corso degli ultimi 15 anni, dall’arrivo di Facebook su internet, gli italiani (e non solo) sembrano cadere ripetutamente nella trappola della bufala del “Non autorizzo” diffusa sul social network blu.
Di cosa si tratta? È molto semplice: spesso capita di imbattersi in un commento o uno stato che induce a scrivere degli statement sulla falsariga di “Non autorizzo al trattamento dei miei dati”, che convincono l’utente che un commento simile possa bastare per impedire al social network l’utilizzo dei nostri dati personali.
Nel 2022, ad esempio, si diffuse l’avviso che vietava a Facebook/Meta di utilizzare immagini, informazioni o messaggi personali, affermando di non concedere tali autorizzazioni né nel passato né in futuro.
Anche quest’anno la tendenza continua, ma con una variante che riguarda l’addebito di 4,99 dollari al mese sul proprio account e il divieto di utilizzo di foto e informazioni da parte di Facebook o di entità ad esso collegate. Smentiamo questo falso mito.
Facebook a pagamento? Solo fake news
La bufala del 2023 si basa sul presunto abbonamento proposto da Facebook e Instagram per eliminare le pubblicità. Tuttavia le cifre e le finalità citate sono completamente sballate. Contrariamente a quanto affermato, Facebook non sta diventando interamente a pagamento, e condividere un post con la frase “Non autorizzo” non impedisce affatto tale eventualità. La presenza di contenuti eccessivi nell’avviso e la sua diffusione fin dal 2009 sono segnali chiari di fake news.
L’analisi del testo condiviso online mostra la mancanza di coerenza e di informazioni concrete. Si parla di disattivazione e di addebiti, ma le informazioni sono vaghe e poco verificabili. La diffusione massiccia di tali messaggi, con lievi variazioni, evidenzia la scarsa affidabilità delle informazioni trasmesse. Si fa leva sull’ingenuità degli utenti, sfruttando temi sensibili come la gratuità dei social e la tutela della privacy.
Un fondo di verità: rimozione della pubblicità dietro paywall
Va sottolineato che le reali novità su Facebook e Instagram riguardano la possibilità di scegliere tra l’abbonamento senza pubblicità e l’accettazione di inserzioni mirate. La bufala, pur non avendo basi concrete, può portare a rischi concreti. Chi cade nella trappola potrebbe diventare bersaglio di truffe mirate, come phishing via Messenger, con l’obiettivo di rubare dati sensibili attraverso link fraudolenti. Gli esperti in sicurezza sottolineano la possibilità di messaggi phishing che inducono a cliccare su un link per rifiutare l’abbonamento, aprendo la strada al furto di informazioni personali o finanziarie.
In conclusione, è fondamentale diffidare di queste bufale e prestare attenzione alle informazioni condivise online, specialmente quando si tratta di questioni legate alla privacy e alla sicurezza. La consapevolezza e la verifica delle fonti sono armi essenziali per proteggersi dalle truffe e dalle minacce online.