Quali meccanismi scattano nella testa di un terrorista: la spiegazione psicologica
I terroristi riescono a compiere dei crimini efferati senza sentire alcun rimorso. Ma com’è possibile tutto ciò? A tal proposito è piuttosto interessante la spiegazione di una psicologa che ha avuto a che fare con questi individui
Gli attentati di matrice terroristica sono ormai sempre più frequenti e a rimetterci sono persone innocenti che purtroppo perdono la vita o restano ferite. A rendere il tutto ancor più sconvolgente è l’assoluta convinzione con cui agiscono questi soggetti che nemmeno dopo qualche tempo si pentono minimante di ciò che hanno fatto.
A confermare ciò è stato il lavoro della psicologa Jocelyn Belanger della New York University ad Abu Dhabi, che ha intervistato alcuni terroristi islamici detenuti per capire di più circa la loro mentalità. Il tutto è stato riportato su Philosophical Transactions of the Royal Society e reso noto ai posteri.
Cosa scatta nella testa dei terroristi: l’agghiacciante automatismo
Il punto chiave della loro mentalità è l’aver messo al centro della propria identità un’ideologia che a loro modo di vedere ha qualsiasi spiegazione ed è in grado di regolare tutto. Una volta interiorizzata si legge il mondo solo ed esclusivamente attraverso di essa. Questo meccanismo apre poi a quattro processi che spianano la strada al terrorismo.
Il primo è la resa morale, ovvero il crollo di ogni forma interiore che permette di uccidere e compiere crimini senza provare alcun tipo di rimorso. Poi c’è l’odio che si scatena contro chiunque osi mettere in discussione la loro ideologia e la drastica limitazione delle relazioni sociali: si può avere a che fare solo chi con la pensa come loro.
Il tassello finale è la “reattanza psicologica” cioè una resistenza spesso inconscia a qualsiasi ordine o consiglio anche se questo proviene da persone loro vicine, come parenti e amici in nome della propria libertà. Dunque, un quadro piuttosto chiaro, in cui spicca la loro personalità senza scrupoli e praticamente impossibile da cambiare.
Per cercare di fargli capire i loro errori è quindi inutile perseguire la strada del convincimento razionale. Secondo gli esperti l’unica strada da percorrere è soddisfare il bisogno dei terroristi di far parte di un gruppo solidale, cercandone uno non violento che sia in grado di cambiare davvero la loro vita rendendola più soddisfacente di quella precedente caratterizzata da violenti crimini. Un lavoro per niente semplice vista la matrice estremista di questi personaggi, ma da qualche parte bisognerà pure iniziare per cercare di limitare questi atti barbari sempre più numerosi.