Mobbing sulle donne, un fenomeno in forte crescita: come difendersi
Il mobbing sulle donne è un fenomeno in forte crescita e troppo spesso le vittime non sanno come difendersi.
Il termine mobbing venne utilizzato per la prima volta dall’etologo Lorenz, negli anni Settanta. L’intento di Lorenz era descrivere il comportamento singolare adottato da alcune specie animali, che circondavano un proprio simile e lo assalivano rumorosamente allo scopo di allontanarlo dal branco. La parola mobbing, infatti, significa letteralmente “folla grande e disordinata”, soprattutto “dedita al vandalismo e alle sommosse”.
Oggi il termine viene utilizzato per indicare comportamenti violenti perpetrati nei confronti di un dipendente o un collega di lavoro con il fine di spingerlo ad abbandonare il posto di lavoro. Le tecniche utilizzate possono essere diverse, vanno dalla violenza psicologica fino ad arrivare addirittura a quella fisica. Sono esempi di mobbing frequenti rimproveri, anche per banalità, espressi in privato e in pubblico o le eccessive forme di controllo. Per non parlare dell’esclusione reiterata della vittima rispetto ad iniziative formative, di riqualificazione e aggiornamento professionale o l’esaurimento delle mansioni in modo da rendere umiliante il prosieguo del lavoro e così via.
A subire questo tipo di trattamento sono soprattutto le donne, che troppo spesso non hanno il coraggio di denunciare per paura di perdere il proprio posto di lavoro. Eppure, a causa del mobbing, molte corrono seri rischi per la propria salute. Tra i sintomi più comuni avvertiti dalle donne vittime di mobbing sul lavoro: astenia, ansia, depressione, attacchi di panico, disturbi del sonno, anoressia, bulimia, alcolismo, cefalea, vertigini, eruzioni cutanee, tachicardia, ipertensione arteriosa, disturbi dell’apparato gastrointestinale. Ma allora come difendersi?
Mobbing sulle donne: come difendersi
Innanzitutto, è necessario precisare che essere vittima di mobbing non significa avere qualche antipatia sul posto di lavoro. Per parlare di mobbing, infatti, è opportuno essere sicuri che l’attività persecutoria sia continuativa e sistematica e la lavoratrice abbia riportato dei danni alla salute psicofisica in seguito a tele trattamento.
Detto questo, chi ritiene di essere vittima di mobbing, dovrebbe farlo presente quanto prima. In ogni città italiana è possibile trovare degli sportelli aiuto messi a disposizione per le vittime di mobbing che tentano di risolvere il problema passando per le vie non legali.
Qualora, la situazione fosse così grave da non poter essere risolta in maniera pacifica, la lavoratrice deve provvedere a sporgere denuncia alle Forze dell’ordine. Tuttavia, non essendoci il reato di mobbing nel nostro ordinamento, la denuncia dovrà essere presentata per minacce, violenza psicologica, discriminazione, molestia sessuale, a seconda del tipo di condotta e dei motivi delle continue vessazioni.