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Pensione part time, il nuovo progetto del Governo: non uno ma due preziosi vantaggi

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Il nuovo progetto del Governo riguarda le pensioni part time, la misura potrebbe alleggerire il carico di lavoro per i prossimi alla pensione e favorire il ricambio generazionale. Ecco come potrebbe funzionare il meccanismo.

Tra le priorità dell’agenda di Governo, senza dubbio, il tema delle pensioni. Per questo motivo, è una delle questioni di cui le istituzioni intendono occuparsi in vista della prossima Legge di Bilancio. Tra le ipotesi più accreditate in questi giorni, potrebbe farsi largo la cosiddetta “pensione part time”, una formula che prende spunto dal modello scandinavo, dove è stata largamente apprezzata.

In buona sostanza, qualora venisse attuata, la misura consentirebbe ai prossimi alla pensione di lavorare meno ore e, allo stesso tempo, favorirebbe le nuove assunzioni, grazie alle agevolazioni previste per le assunzioni di under 35. Praticamente, si tratta di un’uscita anticipata ma graduale del lavoratore “senior” che nel frattempo farebbe da tutor ai nuovi assunti.

Negli ultimi 3 o 4 anni di lavoro, chi si sta avvicinando alla pensione potrà usufruire di un orario ridotto di lavoro, o anche dimezzato, da qui il nome “pensione part time”, nel quale avrà il compito di trasferire le proprie competenze alle new entry. Le pensioni con il part time favorirebbero così, la staffetta generazionale sui luoghi di lavoro, ecco perché in attesa di una riforma delle pensioni integrale, questa novità potrebbe almeno in parte dare una svolta alla previdenza nel nostro Paese, apportando benefici per più generazioni. Nelle prossime righe cerchiamo di capire come potrebbe funzionare il meccanismo.

Pensione part time: ipotesi di attuazione

Insomma, nei piani del Governo ci sarebbe la proposta di lavoro part time prima della pensione. Negli ultimi tre o quattro anni prima del ritiro, i lavoratori avranno la possibilità di beneficiare di un orario ridotto abbinato ad agevolazioni per le nuove assunzioni di under 35. La proposta, che nasce con l’intento di favorire il ricambio generazionale sui luoghi di lavoro, potrebbe arrivare già nella prossima Legge di Bilancio, anche se non va dimenticato il grosso ostacolo della mancanza di risorse. La misura, infatti, potrebbe avere dei costi elevati, pertanto insostenibili per le casse dello Stato.

La pensione part time dovrebbe essere commisurata alla riduzione dell’orario di impiego negli anni precedenti al ritiro dal mondo del lavoro. Poi, una volta raggiunta l’età pensionabile, verrà riconosciuta al lavoratore a riposo la pensione “piena”, senza decurtazioni o ricalcoli.

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L’ipotesi, comunque, è che la pensione part time dovrebbe essere accessibile ai lavoratori dai 63 anni, che scendono a 62 per le donne, con un minimo di contributi non definito. Ma come abbiamo già specificato, si tratta di una proposta che potrebbe trovare un serio problema di tipo economico nell’applicazione. A questo punto, non resta che aspettare.