La verità sulla Direttiva Ue: i dettagli inerenti il bonus ristrutturazione
Il Bonus ristrutturazione che favorisce la Direttiva Ue: quali sono gli obiettivi
Gli ultimi due – tre anni sono stati interessati da una lunga serie di agevolazioni fiscali promosse dallo stato e dalle istituzioni europee nel campo dell’edilizia. Obiettivo alla base di tutti questi incentivi era quello di fornire un bonus ai cittadini e alle imprese che eseguivano i vari lavori al fine di favorire le ristrutturazioni, l’ammodernamento urbano e soprattutto l’avvio verso l’efficientamento energetico dei fabbricati.
Quest’anno molti ei bonus in questione sono stati prorogati, prolungando la loro efficacia fino alla fine del 2024. Tra questi va però menzionato il bonus ristrutturazione che si fa portatore della Direttiva dell’Unione europea inerente le ristrutturazioni e le caldaie. Ma che obiettivi intende raggiungere con la sua applicazione?
Cosa si vuole ottenere a partire dal 2030
Gli obiettivi primari immediati della direttiva sono incentivare la riduzione delle emissioni di carbonio e fare dell’edilizia un settore più sostenibile. A fronte di queste due grandi linee di azione, i veri specifici obiettivi sono ambiziosi e non semplicissimi da raggiungere. Difatti ci si propone di:
- raggiungere la classe energetica E entro il 2030;
- raggiungere la classe energetica D entro il 2033, che richiede chiaramente di aderire a degli standard ancora più alti di efficienza energetica;
- arrivare a zero emissioni entro il 2050, facendo del patrimonio immobiliare europeo un parco a emissioni zero.
Gli interventi di ristrutturazione ed efficientamento da effettuare dovrebbero di conseguenza portare alla fine delle caldaie a gas, le quali dovrebbero di conseguenza sparire del tutto entro il 2029. A sostituzione di questa fonte di energia una rinnovata spinta è posta sul fotovoltaico: i pannelli solari dovrebbero vertiginosamente aumentare e garantire un apporto di energia pulita.
Le discussioni sulla direttiva in Europa
Questa direttiva pur se trainata da ottime intenzioni sta portando scompiglio tra i paesi dell’Unione europea ed ha acceso alcune discussioni in seno agli organi decisionali. Da un lato l’Italia risulta essere tra i principali paesi in dubbio sull’applicazione, a causa del suo bagaglio immobiliare ricco di edifici antichi non a norma la cui ristrutturazione graverebbe non poco sui cittadini.
Dall’altra vi son o perplessità sull’installazione dei pannelli solari, in quanto alcune nazioni non approverebbero l’obbligo di installazione dei pannelli su tutti gli edifici ristrutturati. Ciononostante, data l’urgenza di dare una decisa accelerata al processo, sono stati programmati nuovi incontri strategici durante il mese di settembre.