Conto corrente cointestato: l’Agenzia delle entrate effettua controlli
Possedere un conto corrente è oggi uno dei modi più semplici per conservare e amministrare il proprio denaro. Difatti questa modalità permette di conservare i propri risparmi in un posto sicuro e tutti insieme, al quale non è semplice a terzi accedere se non tramite truffe articolate. Inoltre è comodo poiché permette di monitorare tutte le proprie spese e di utilizzare la modalità del rid per farsi addebitare rate e abbonamenti di ogni tipo.
Molti sono quelli che optano anche per la creazione di un conto cointestato, cioè un conto corrente a doppia o tripla firma che si apre e gestisce insieme a un’altra persona, solitamente trattasi di un socio in affari o di un partner sentimentale, come il proprio coniuge.
L’esigenza di possedere questa tipologia di conto è quella di utilizzare fondi comuni che spettano parimente ad ambedue le persone coinvolte e che entrambe si occupino allo stesso modo della gestione del patrimonio in questione.
Pare però che l’Agenzia delle entrate stia ponendo particolare attenzione su questa tipologia di conti corrente e li sottoponga a controlli precisi. Cosa cerca il fisco e quali sono i dettagli cui stare attenti per non finire nel suo mirino?
Possedere un conto cointestato vuol dire dunque che due o più persone fisiche o giuridiche possono gestire e amministrarlo autonomamente con pieni poteri. Inoltre le quote di suddetto conto si dividono al 50% tra i soci, con pari diritti e responsabilità.
A quanto pare l’Agenzia delle entrate ha la facoltà di monitorare tutte le operazioni effettuate da un conto cointestato, scovandone eventuali punti oscuri e indagando sui patrimoni dei singoli proprietari del conto stesso. L’Ade infatti può risalire a tutti i redditi non dichiarati dei singoli soci parte del conto.
La credenza comune ma ingenua vuole difatti che cointestare un conto corrente tra due o più persone conceda maggiori possibilità di nascondere dettagli al fisco e occultare informazioni.
L’importante è essere quanto più trasparenti possibile. Quand’anche si sia in possesso di un conto cointestato e si finisca sotto l’occhio indagatore dell’Agenzia delle entrate, si potrà in ogni caso dimostrare la propria innocenza. Basterà dimostrare l’origine delle proprie operazioni e la provenienza dei fondi versati su suddetto conto. In tal modo ci si risparmieranno sanzioni e accertamenti.