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Il datore di lavoro ti impone troppi turni? La Corte di Cassazione ti può venire incontro

I datori di lavoro che violano il diritto al riposo: una soluzione c’è.
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Turni di reperibilità eccessivi: i lavoratori sottoposti a incredibile stress possono tutelarsi

Lavorare su turni permette di essere flessibili, ma spesso ha il risvolto della medaglia che è dato dalla reperibilità. Ciò vuol dire che il lavoratore dà la sua disponibilità a coprire turni di emergenza per l’assenza di qualche collega o per situazioni di necessità. Essere reperibili può voler dire talvolta sostenere turni improbabili se non addirittura doppi turni che si accavallano.

Ciò non giova ai dipendenti chiaramente, poiché va a infierire su quello che è il cosiddetto diritto al riposo, che garantisce a chi lavora la possibilità di mantenere il proprio benessere fisico e mentale. Lavorare troppo influisce sulle capacità cognitive delle persone e può sottoporre a stress fisico ed emotivo così forte da provocare episodi di burnout. Di recente la Corte di Cassazione si è espressa in una ordinanza proprio a proposito della questione, sottolineando anche la possibilità di un risarcimento per chi è sottoposto a turni eccessivi.

Cosa prevede l’ordinanza della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha avuto modo di valutare la questione poiché è di recente intervenuta su un caso specifico, quello di un tecnico specializzato Asl che per quasi un intero mese aveva sostenuto continui ed eccessivi turni di reperibilità. L’ordinanza n. 21934/2023 ha stabilito che tali turni violavano il diritto del lavoratore al riposo, interferendo di conseguenza con la sfera inviolabile del dipendente.

Tra l’altro l’ordinanza ha anche precisato che non solo è intollerabile la presenza fisica continua del lavoratore sul posto di lavoro, ma anche la reperibilità continua, in quanto la disponibilità perenne a essere contattato per coprire un turno non permette il completo riposo mentale del dipendente e gli impedisce di staccare per davvero. Ciò chiaramente influisce negativamente sulla qualità della vita dell’impiegato. Per tali ragioni un lavoratore che subisca un tale carico di turni di reperibilità ha diritto a ricorrere alle vie legali e richiedere un risarcimento per i danni subiti a opera del proprio datore di lavoro.

L’ordinanza della Corte di Cassazione protegge dal burnout.
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Come dimostrarlo

La Cassazione ha stabilito che tale lesione dei diritti del dipendente non necessita di una prova documentale specifica del danno subito. Il solo fatto che il datore di lavoro possa pretendere un carico di disponibilità così elevato dimostra di per sé la lesione del diritto al riposo.