Chiede di pagare con carta: il comportamento del gestore ha dell’incredibile
L’episodio si è verificato in provincia di Venezia dove al momento del pagamento una donna ha dovuto fare i conti con un spiacevole sorpresa. Ecco cos’è successo
Una normalissima colazione che si trasforma in un episodio dagli strascichi importanti. È accaduto nel veneziano per l’esattezza in un bar di San Donà di Piave dove una cliente aveva ordinato un cappuccino e una brioche. Tutto tranquillo fino al momento del pagamento quando la signora ha chiesto di poter saldare l’operazione con la carta.
A quel punto è successo qualcosa di anomalo praticamente senza precedenti. Un avvenimento che fa discutere e che susciterà per un po’ un’ondata infinita di polemiche. Non resta che approfondire la questione.
Pagamento col Pos? Sì, ma con maggiorazione: i dettagli dell’accaduto
In pratica lo scorso 7 luglio una donna residente nel piccolo comune veneto dopo aver fatto colazione e aver pagato col pos si è accorta di qualcosa di non propriamente favorevole. Sullo scontrino infatti era stato aggiunto 1 euro in più con tanto di descrizione “Sevizio Pag. Bancomat”.
Un rincaro del 27% sul costo dell’ordinazione visto che il totale era di appena 3,70 euro. Chiaramente di primo impatto ha chiesto spiegazioni ai dipendenti e al gestore dell’esercizio commerciale, ma non avendo avuto le giuste risposte ha pensato bene di rivolgersi alla polizia locale raccontando il tutto e fornendo come prova lo scontrino fiscale.
Gli agenti dal canto loro una volta accertato il fatto hanno deciso di segnalare il bar all’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato. Infatti ad oggi l’applicazione di un supplemento di prezzo per l’utilizzo della carta o del bancomat non è consentito per nessuna ragione.
Come rammentato dal comandante della polizia locale oltre al codice del consumo il divieto è stato rimarcato anche dalla direttiva europea PSD2 (Payment Service Directive II) recepita nell’ordinamento italiano già nel 2017. Stesso discorso per chi si avvale di circuiti relativamente meno diffusi: il supplemento non è assolutamente consentito.
I negozi e le attività che si lasciano andare a questo genere di iniziativa trasgredendo quindi il divieto, vanno in contro a sanzioni piuttosto importanti da parte dell’AGCM. In base alla gravità dei fatti ma anche alla frequenza della condotta e il numero di consumatori coinvolti si parte da una multa di minimo 2.000 euro e si può arrivare in casi estremi anche a 5 milioni di euro. Insomma, prima di lasciarsi andare a “genialate” di questo tipo sarebbe opportuno rifletterci su più che attentamente.