Regole sulla Casa green: la Direttiva Ue mette in pericolo l’Italia | Perderemo un sacco di soldi
Negoziati a Bruxelles sulla direttiva Ue: quali i cambiamenti e i rischi per la nostra nazione
Si parla molto al giorno d’oggi di efficientamento energetico. Trattasi di un’operazione volta al miglioramento energetico degli edifici al fine di abbattere l’impatto dei consumi che attualmente impattano fortemente sull’inquinamento ambientale. In una situazione di crisi climatica profonda, sono state proposte numerose iniziative italiane ed europee per favorire ristrutturazioni e acquisto di macchinari, veicoli e pezzi di arredamento più sensibili all’ambiente e meno inquinanti.
Tra le iniziative non va sottovalutata la direttiva Casa green, la quale a partire dal 06 giugno è in discussione a Bruxelles. Quello che si sta svolgendo in questi giorni è un negoziato interistituzionale tra il Consiglio dell’Unione e il Parlamento europeo. Al centro la revisione della cosiddetta direttiva EPDB (Energy Performance of Building Direct) che, una volta approvata, potrà essere applicata negli stati membri, tra cui l’Italia.
Qual è la difficile situazione dell’Italia
La direttiva UE prevede che tutti gli edifici nuovi siano a emissione zero a partire dal 2028, mentre tutti gli edifici residenziali preesistenti dovranno mettersi in regola entro il limite massimo del 2032. L’obiettivo di lungo periodo è quello di riuscire ad avere un impatto positivo su almeno il 15% degli edifici più energivori esistenti, migliorandone pertanto la classe energetica.
Il problema per l’Italia è che gli immobili con una classe energetica così bassa sono davvero tanti, ammontando a circa 1,8 milioni di edifici residenziali. Questo vuol dire che se la direttiva dovesse essere approvata così come proposta, la nostra nazione dovrebbe affrettarsi a mettere in atto un numero enorme di ristrutturazioni con efficientamento energetico.
Il nostro paese ha un gran numero di edifici antichi e molti sono anche i quartieri ricchi di vecchi palazzi sparsi all’interno delle grandi e piccole città italiane. Effettuare il miglioramento energetico su almeno il 15% di essi risulterebbe un lavoro immane e comporterebbe un esborso economico ingente.
Queste spese ricadrebbero inevitabilmente sui cittadini, che dovrebbero sobbarcarsi il prezzo delle ristrutturazioni. Ergo, almeno secondo uno studio specializzato, ogni famiglia dovrebbe investire nell’efficientamento almeno 22 mila euro.
Si tratta di cifre davvero grosse non facilmente spendibili da tutti gli italiani. Di certo il vantaggio si riscontrerebbe sul lungo periodo, data la previsione di un risparmio in bolletta di circa 1.000 euro all’anno.
Il punto di vista dell’Italia sulla questione
La situazione italiana è spinosa e mette in difficoltà l’agenda politica del nostro paese. Se da un lato la propensione al miglioramento dei consumi energetici e alla diminuzione dell’impatto ambientale rivestono un ruolo importante, dall’altro ci si pone il problema della mole di lavoro da svolgere e dell’investimento cospicuo richiesto.
Il Ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin interrogato in proposito afferma che di certo l’Italia continuerà a battersi per gli interventi energetici, ma richiede una maggiore attenzione alla specifica situazione del nostro caso.