Chi assiste gli assistenti familiari? | Uno studio svela i rischi per i caregiver
Prendersi cura di un parente con malattie croniche presenta dei rischi: a cosa fare attenzione
Caregiver è un termine inglese che significa letteralmente “dare attenzione“. Questa parola è stata utilizzata per denominare quella categoria di persone che si occupano di persone care con gravi difficoltà mediche, soggetti cioè a patologie croniche o che ne impediscono la mobilità.
Si tratta dunque dei cosiddetti assistenti familiari, i quali per legge sono autorizzati a occuparsi di un familiare anziano o con una qualche disabilità. Essi possono svolgere un lavoro di:
- assistenza diretta, qualora il familiare in questione abbia necessità di una figura presente quotidianamente al sui fianco;
- assistenza indiretta, essendo cioè la persona di riferimento per accompagnare o soccorrere un familiare malato in caso di emergenza.
In Italia la legislazione in merito alla figura del caregiver familiare è relativamente recente. Risale infatti al 2017 la prima configurazione normativa della categoria, che ha definito il ruolo della persona che si occupa della salute e sopravvivenza del parente o coniuge con malattia.
Ma la legislazione ha ancora molta strada da percorrere prima di regolamentare nel dettaglio il lavoro di cura svolto da suddetti caregiver. Uno studio ha infatti rilevato che questa occupazione, che sia svolta a titolo gratuito o preveda l’indennizzo definito un tempo “accompagnamento“, soffre di numerosi effetti provocati proprio dall’attività di cura.
Quali sono i sintomi di cui soffrono i caregiver?
L’indagine condotta dall’Iss (Istituto superiore di sanità) si è concentrata sulla regione Lazio e ha osservato che il lavoro svolto quotidianamente dai caregiver provoca numerosi effetti collaterali. In primis sicuramente quello che viene percepito è lo stress.
Un fattore interessante evidenziato dalla ricerca è quella del diverso impatto che tale lavoro di cura ha sulle e donne e sugli uomini, mostrando ancora una volta che la necessità di una diversificazione sugli studi medici per genere è quanto mai urgente.
Nello specifico lo stress si manifesta su uomini e donne evolvendo in rischi per la salute in maniera differente. Ecco quanto ha messo in evidenza lo studio sui campioni del Lazio:
- sulle donne il fattore stress si impatta per il 34% dei casi e con maggiori possibilità di uno sviluppo depressivo del sintomo. Le donne risentono molto dello stress accumulato dal lavoro di assistenza familiare e tendono a somatizzare il grosso peso che portano, con un alto rischio per lo sviluppo di nevrosi e depressione;
- sugli uomini invece lo stress ha comunque un’influenza forte, ammontando al 14% dei casi, ma esso si sviluppa spingendo verso altri tipi di dipendenze croniche. Un forte stress ha mostrato alte correlazioni con la percentuale di consumo alcolico da parte delle persone maschili nel ruolo di caregiver.
Obiettivo dello studio
L’intenzione alla base dell’indagine, come afferma la Dott.ssa Elena Ortona, Direttrice del Centro di riferimento per la medicina di genere, è proprio quella di portare alla luce come le disparità di genere si possano tradurre in disuguaglianze mediche, e trasformare semplici problemi di salute in questioni irrisolvibili se non affrontate nella giusta prospettiva.
Anche tenere in considerazione questi dati vuol dire fare prevenzione e può essere un utile input all’avanzamento della medicina di genere nel settore.