L’aspettativa di vita in Italia si aggira intorno agli 84 anni tuttavia l’età varia molto in base al sesso dato che le donne vivono mediamente 4 anni più degli uomini.
La motivazione che spiegherebbe questo fenomeno è ancora un mistero che coinvolge tutte le nazioni del mondo dove, pur variando l’età dell’aspettativa di vita, l’intervallo di anni che intercorrono tra uomini e donne rimane quasi sempre costante.
Secondo la Relazione sullo Stato Sanitario del Paese pubblicata dal Ministero della Salute l’aspettativa di vita in Italia è scesa per effetti legati direttamente o indirettamente alla pandemia di Covid19 ed al conseguente lockdown con il blocco totale delle prestazioni mediche di assistenza, diagnosi e prevenzione.
Fortunatamente il dato sembra in lenta ripresa ogni mese che passa e stando ai dati del 2022 l’aspettativa di vita media si assesta a 84,01 anni, 81,90 anni per gli uomini e 85,97 anni per le donne, mettendo in luce un divario di oltre 4 anni da un sesso all’altro.
Risulta interessante ricordare che l’Italia si posiziona al quinto posto tra tutte le nazioni per aspettativa di vita, superata da Hong Kong al primo posto (85,29 anni), dal Giappone (85,03 anni), dalla Svizzera (84,25 anni) ed infine da Singapore. Anche in questi posti, decisamente lontani tra di loro, risulta presente il divario tra uomini e donne,
Uno studio condotto nella Southern California University da Eileen M. Crimmis e dai suoi collaboratori ha preso in esame oltre 1700 persone, di oltre 13 nazioni diverse, nate tra il 1800 ed il 1935 ed ha analizzato lo stile di vita, lo stato di salute ed il miglioramento delle condizioni della vita e della medicina.
Ciò che è emerso è che le differenze in merito all’età si concentrano principalmente nella fascia tra i 50 ed i 70 anni e che, per le donne nate dopo il 1880 il tasso di mortalità è sceso del 70%. Le cause di morte che coinvolgono per di più gli uomini sono tutte le gate al fumo ed alle malattie cardiovascolari.
Il coautore dello studio, Caleb Finch, ha spiegato: “Il dato che emerge è che è che la mortalità per cause cardiovascolari ha un diverso impatto negli uomini e nelle donne, specialmente nella mezza età e nei primi anni della terza età. Ciò che rimane da capire è quale sia l’origine di questa differenza, e che peso hanno i diversi fattori biologici congeniti o di protezione, come gli ormoni: per questo saranno necessari nuovi studi in diversi paesi, per approfondire questa vulnerabilità dal punto di vista genetico e cellulare, e sarà anche necessario correlare questi dati con altri dati sanitari dei soggetti di età più avanzata”.