Spariranno le foto dei bambini sui social: perché gli italiani lo fanno
Pubblicare le foto dei propri bambini sui social espone a diversi rischi. Ma perché gli italiani continua a condividere queste immagini?
Si chiama “sharenting” e si tratta della condivisione delle immagini dei propri figli sui social. Infatti, il neologismo deriva dall’unione della parola “sharing”, ovvero condivisione, e “parenting”, cioè genitorialità. Un fenomeno sempre più diffuso, tant’è che secondo i dati rilevati da diversi studi, verrebbero caricate online oltre 1000 foto di un bambino, prima dei suoi 13 anni di età.
Una tendenza, apparentemente innocua, ma che in realtà può avere gravi ripercussioni non solo sulla privacy dei bambini, ma anche sulla loro sicurezza. Infatti, secondo uno studio di Barclays, la “condivisione” causerà due terzi delle frodi di identità in rete entro il 2030. In altre parole, lo sharenting esporrebbe maggiormente i bambini al rischio furto di identità online.
In merito, si è espresso il Garante per la privacy che, senza mezzi termini ha affermato “Minorenni sottoposti a gravi pericoli”. Insomma, le immagini dei bambini sui social potrebbero avere le ore contate.
Foto dei bambini sui social: spariranno?
Un fenomeno molto diffuso quello dello sharenting. Basti pensare che il 98% dei genitori presenti su Facebook condivide immagini dei propri figli, senza minimamente calcolare i numerosi rischi a cui i bambini possono essere esposti.
A lanciare l’allarme anche l’Autorità garante per i diritti dell’Infanzia. Ecco le parole di Pasquale Stanzione, Garante per la privacy: “Lo sharenting è un fenomeno, non da ora, all’attenzione del Garante soprattutto per i rischi che comporta sull’identità digitale del minore e, quindi, sulla corretta formazione della sua personalità. Inoltre, tutte le volte in cui la diffusione delle immagini del minore, non sia da questi condivisa rischia di creare tensioni anche importanti nel rapporto tra genitori e figli. è necessario rendere gli adulti consapevoli dei pregiudizi cui l’esposizione delle foto dei figli in rete (e quindi tendenzialmente per sempre) può esporli anche in termini di utilizzo delle immagini a fini pedopornografici, ritorsivi o, comunque, impropri da parte di terzi. Per questo l’Autorità, già con la scorsa Relazione annuale, ha proposto di estendere a questi casi la particolare tutela assicurata dal Garante sul terreno del cyberbullismo”.
Di recente, la questione è stata posta all’attenzione del Premier Giorgia Meloni ed è ipotizzabile che l’Italia segua la scia della Francia che, dopo aver proposto di alzare a 15 anni l’età minima per avere accesso ai social, ora sta valutando l’introduzione di un provvedimento legislativo che impedisca lo sharenting.