Quando si parla di violenza l’opinione popolare si sofferma molto spesso su quella fisica, tralasciando tutte le altre forme di violenza altrettanto pericolose, come quella mentale o quella economica.
La violenza economica potrebbe essere una delle forme di abuso più subdole in quanto non solo è difficile da notare ma è anche normalizzata in alcuni contesti italiani più svantaggiati, nel quale tali maltrattamenti vengono seguiti da generazioni.
Per violenza economica si intende il controllo assoluto del patrimonio e dei risparmi da parte di un uomo il quale monitora costantemente le spese della partner per esercitare il suo potere e per rendere la donna succube delle sue scelte economiche. Generalmente questo tipo di violenza si manifesta all’interno della mura domestiche e compare quando l’uomo gestisce pienamente gli introiti familiari, limitando la disponibilità di fondi al resto dei componenti della famiglia.
Le donne vittime di violenza economica sono costrette a chiedere i soldi al partner anche per le spese comuni, ricevendo spesso molto meno di quel di cui si ha bisogno, dovendo quindi rinunciare ad ogni tipo di spesa extra.
Nelle famiglie in cui si attivano questi meccanismi malati non solo la donna è costretta a rimanere a casa, non potendo svolgere alcun lavoro, ma si arriva ad un punto in cui il controllo del marito o compagno sfocia in vera e propria violenza verbale e fisica, sminuendo ed aggredendo la partner in quanto incapace di badare ai conti e considerandola inutile.
Secondo i dati relativi al 2019 3 donne su 10 non sono in possesso di un proprio conto corrente e non possono attivamente avere la gestione dei fondi familiari, la concentrazione di questi episodi aumenta enormemente nelle regioni del Sud Italia, dove quasi il 50% delle donne non risulta autonoma.
Il centro antiviolenza D.i.Re ha anche riferito che delle donne accolte nelle strutture il 79% denuncia episodi di violenza psicologica, il 61% di violenza fisica ed il 34% di violenza economica, evidenziando una mancata consapevolezza della gravità della situazione ed una normalizzazione della violenza economica totalmente anacronistica al momento storico in cui viviamo.
A a livello legale questo tipo di abuso è riconosciuto dalla Convenzione di Istanbul approvata nel 2011, in cui si afferma per la prima volta che la violenza domestica comprende: “tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima”.