In Francia è stata approvata con larga maggioranza la proposta che introduce la maggiore età digitale.
Si attende che il disegno approvato dall’assemblea nazionale della Repubblica passi al senato per diventare legge. Già adesso, però, si sa che la maggiore età digitale impedirà e chi ha meno di 15 anni di registrarsi sui social network.
Questa proposta non giunge del tutto nuova al parlamento francese, dal momento che già dal 2018 è stato introdotto un provvedimento affine in attuazione delle regole del GDPR.
Tuttavia la norma è rimasta disapplicata perché non è stato creato alcun sistema per verificare l’età in maniera certa. Vediamo tutti i dettagli del provvedimento.
L’assemblea nazionale francese ha inserito all’interno del testo che introduce la maggiore età digitale, l’obbligo di implementazione di una soluzione tecnica. Questa sarà volta a verificare quale sia l’età dell’utente finale prima dell’iscrizione. Per fare ciò verrà introdotto il consenso dell’autorità parentale. Inoltre, questo sistema dovrà essere certificato dalle autorità. Qualora l’impresa di social network non adempia all’obbligo, verrà erogata una multa alla piattaforma pari al 1% del suo fatturato mondiale.
Secondo i dati francesi, più della metà dei ragazzi tra i 13 e 14 anni sono presenti tra i social. Inoltre, la prima registrazione alle piattaforme avviene già ad otto anni e mezzo di età.
Inoltre per quanto riguarda la condivisione dei dati nonché gli affitti degli host a breve termine, L’Unione Europea ha raggiunto un accordo. Scopriamo di cosa si tratta.
Dal momento in cui molte piattaforme online che si occupano di vendere gli short-term accommodation rental non hanno standardizzato i propri dati, il Consiglio sta pensando di adottare omogenee le norme in tutta l’Unione.
Questo obiettivo verrà raggiunto attraverso un quadro comune dedicato alla raccolta e condivisione dei dati in tutta l’Unione, incluse alcune regole che riguardano i sistemi di registrazione in tutti gli stati.
Tutte le piattaforme che hanno incrementato l’uso di questi servizi, al momento rappresentano almeno un quarto rispetto a tutti gli alloggi dell’Unione Europea.
Il Consiglio ha proposto un regolamento che darebbe vantaggio a tutti gli operatori operanti nello short-term accommodation rental. In particolare la disciplina da adottare prevedrà una registrazione più semplice per ottenere il servizio, e per le piattaforme ci sarà un unico insieme di regole destinate alle informazioni da fornire.
In questa maniera chi ha bisogno del servizio verrà messo al riparo da frodi e data breach, e tutti i dati personali verranno trattati in maniera più sicura. Tutti i procedimenti avverrebbero coerentemente col dettato normativo del GDPR, che apporta un’ampia tutela alla privacy dei dati personali.