Buoni pasto, si possono cedere a coniuge o figli? Sorprendente
I Buoni pasto possono essere erogati dal datore di lavoro ai propri dipendenti, sia assunti con contratto full – time che part – time. Ma nel caso non possano essere spesi dal titolare, possono essere ceduti a coniuge e figli? Ecco cosa prevede la Legge.
Tra i benefit più diffusi nelle aziende ci sono, senza dubbio, i buoni pasto, anche conosciuti come ticket restaurant. Questi possono essere forniti dal datore di lavoro ai propri collaboratori, affinché possano usufruire di servizi sostitutivi di mensa.
Il beneficio del buono pasto, può essere riconosciuto sia ai lavoratori assunti a tempo pieno che con contratto part – time. Tuttavia, non si tratta di un adempimento obbligatorio per l’azienda, ma rappresenta un incentivo riconosciuto ai dipendenti orientato all’incremento della motivazione e della produttività.
I buoni pasto possono essere erogati in forma cartacea (ticket) o in forma elettronica e sono utilizzabili presso bar, ristoranti e supermercati convenzionati. Nello specifico, il decreto MISE n. 122/2017 prevede che i ticket possano essere utilizzati presso gli esercenti autorizzati alla “vendita al dettaglio e la vendita per il consumo sul posto dei prodotti provenienti dai propri fondi effettuata dagli imprenditori agricoli”. In più, il decreto stabilisce che possono essere cumulati fino ad 8 buoni pasto. Ma cosa prevede la legge nel caso in cui il titolare non possa spenderli? I buoni pasto possono essere ceduti a coniuge o figli?
Buoni pasto: si possono cedere a coniuge o figli?
Come abbiamo anticipato, le aziende non sono obbligate a riconoscere ai propri dipendenti i buoni pasto, ma si tratta di un benefit riconosciuto a discrezione del datore di lavoro, nel caso in cui, non sia possibile offrire ai propri dipendenti un servizio mensa aziendale. In più, sono un utile strumento per consentire ai propri collaboratori di aumentare il potere d’acquisto.
I buoni pasto possono essere erogati in forma cartacea o elettronica e ne possono usufruire sia i lavoratori con contratto di subordinazione a tempo pieno che quelli part time e questo anche se l’orario giornaliero non prevede una pausa pranzo. Il benefit può essere riconosciuto anche a chi ha un rapporto di collaborazione continuativa con l’azienda come lavori a progetto e chi lavora in smart working o in modalità remote working. Ma cosa succede nel caso in cui il titolare non abbia la possibilità di spenderli? I buoni pasto si possono cedere a coniugi e figli?
Ebbene, al riguardo il decreto MISE è molto chiaro. Per legge i buoni pasto non possono essere né venduti, né ceduti a titolo gratuito ai propri colleghi, al coniuge o ai figli. L’utilizzo dei buoni pasto è vietato per terze persone diverse dall’intestatario. In altre parole possono essere usati solo dal titolare.