Assegno Unico Universale, qualche genitore dovrà restituire fino a 210 euro: lo sconcertante motivo
Alcune famiglie potrebbero dover restituire una parte degli importi ricevuti per l’Assegno unico. In ballo 210 euro per ogni figlio a carico. Il motivo è davvero sconcertante.
L’assegno Unico Universale è la misura di sostegno destinata alle famiglie con figli a carico. Il sussidio, introdotto nel marzo 2022 dall’ex Governo del Presidente Mario Draghi, prevede l’erogazione di diversi scaglioni di importi per i figli a carico a partire dal settimo mese di gravidanza e fino al compimento dei 21 anni di età.
Gli importi elargiti mensilmente dall’INPS, sono calcolati sulla base del valore ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) registrato da ogni singolo nucleo familiare. Si parte da un minimo di 50 euro per chi ha un valore ISEE superiore a 40 mila euro, fino a 175 euro, per chi registra un ISEE di importo non superiore a 15 mila a partire da quest’anno (in precedenza il limite fissato era di 12 mila euro).
In più, in alcuni casi particolari, vengono riconosciute delle maggiorazioni. In questo caso, gli importi riconosciuti partono da un massimo di 30 euro per ISEE inferiore a 15 mila euro, e vanno man mano a scalare per chi registra un valore ISEE compreso tra i 15 ed i 40 mila euro. Gli assegni con importo maggiorato viene riconosciuto alle famiglie con figli disabili a carico, ai nuclei familiari numerosi, alle madri con un età inferiore a 21 anni e nel caso in cui, entrambi i genitori risultino titolari di redditi da lavoro. Tuttavia, da marzo 2022 a settembre 2022, a causa di un cavillo normativo che ha generato molta confusione, la maggiorazione è stata riconosciuta anche ai nuclei monofamiliari che a questo punto potrebbero vedersi costretti a restituire all’INPS fino a 210 euro per ogni figlio a carico.
Assegno Unico Universale: chi dovrà restituire fino a 210 euro a figlio e perché
Come abbiamo anticipato, le famiglie composte da un solo genitore potrebbero dover restituire le maggiorazioni riconosciute dall’INPS da marzo 2022 a settembre 2022. In alcuni casi, si parla di cifre che arrivano fino a 210 euro per ogni figlio a carico. Insomma, a conti fatti, una somma non da poco!
Il motivo del passo indietro dell’INPS è davvero sconcertante. In buona sostanza, molte famiglie monogenitoriali in fase di domanda di assegno unico hanno fatto richiesta della maggiorazione, anche perché nell’apposito modulo per presentare domanda non erano specificati i requisiti previsti dalla normativa che, lo ricordiamo, prevede il riconoscimento della maggiorazione solo nel caso in cui entrambi i genitori lavorino. In altre parole, un genitore single, seppur lavoratore, non rientra nella casistica prevista dalla legge. Tuttavia, l’INPS per sette mesi, ha riconosciuto le maggiorazioni anche ai nuclei familiari monogenitoriali che avevano presentato richiesta di maggiorazione. Questo, almeno fino allo scorso ottobre, quando c’è stato il clamoroso dietrofront dell’ente.
Dunque, molte famiglie composte da un solo genitore, per quanto possa essere lavoratore, saranno costrette a restituire gli importi “erroneamente” erogati dall’INPS. Un cavillo normativo che potrebbe costare ai nuclei familiari monogenitoriali fino a 210 euro per ogni figlio a carico. La buona notizia è che almeno non si dovrà restituire fisicamente i soldi ricevuti, ma l’INPS provvederà al recupero con conguaglio sui prossimi assegni.