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TFS anticipato: quanto risparmi se lo chiedi all’INPS

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Per molti lavoratori, il momento della pensione è davvero molto atteso, non solo per godersi il meritato riposo, ma anche per poter beneficiare del trattamento di fine servizio. Tuttavia, spesso, i tempi di attesa della liquidazione della buonuscita possono essere piuttosto lunghi.

Infatti, normalmente, è necessario aspettare dai 12 ai 24 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro. Per cui, sono tanti gli statali a pensare all’anticipo del trattamento di fine servizio. Un’operazione che sì riduce di molto i tempi di attesa, ma che allo stesso tempo, gli istituti di credito fanno pagare caro.

La buona notizia è che a partire dal prossimo 1 febbraio, anche l’INPS renderà disponibile questo servizio ed a tassi molto più ragionevoli rispetto a quelli applicati dalle banche.

Quanto risparmi se chiedi il Trattamento di fine Servizio all’INPS

Con il messaggio numero 430 del 30 gennaio 2023, L’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale ha reso noto agli statali che sarà possibile richiedere l’anticipo del TFS / TFR a costi molto ridotti rispetto a quelli applicati dagli istituti di credito. Ecco quanto si legge dalla nota INPS “possono richiedere l’anticipazione del Tfr /Tfs pensionati e cessati dal servizio iscritti alla Gestione e che hanno diritto a una prestazione di Tfr / Tfs non ancora interamente erogata, per i relativi importi maturati, disponibili e non ancora esigibili”. In altre parole, possono presentare domanda di anticipo della buonuscita, tutti coloro che non hanno ancora richiesto o usufruito di anticipi da parte delle banche.

Richiedere l’anticipo del Tfs all’INPS, consente un notevole risparmio in fatto di interessi applicati. Infatti, l’Inps lo può anticipare al tasso dell’1%, contro una media del 4% applicata dalle banche. Questo significa che, anticipando il Trattamento di fine servizio attraverso l’Inps, si pagherebbero interessi quattro volte inferiori, rispetto a quelli che dovrebbero essere pagati in qualsiasi istituto di credito convenzionato.

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Gli aventi diritto che decideranno di richiedere la buonuscita all’Inps, dovranno versare all’ente l’1% annuo a titolo di interesse. In più, è previsto il versamento dello 0,5% una tantum per le spese. Affinché venga accettata la domanda, è necessario che l’ex lavoratore abbia confermato l’adesione al Fondo Credito presso l’INPS. Per verificare se in possesso del suddetto requisito, basta controllare se nel cedolino o la busta paga sia presente la trattenuta di finanziamento alla “gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali” dello 0,35% della retribuzione o 0,51% della pensione. Ricordiamo che il servizio sarà attivo a partire dal 1 febbraio.