Matteo Messina Denaro, l’ultimo Boss di Cosa Nostra, è stato arrestato nella mattinata del 16 gennaio, e già dalle prime stime il suo patrimonio risulta sconcertante.
Gli inquirenti procederanno a sequestrare altre sostanze riconducibili al Boss di Cosa Nostra, dandone poi una stima precisa, ma già adesso si può fare una valutazione sommaria di alcuni beni grazie all’entità di quelli sequestrati negli anni passati.
Nelle indagini che hanno portato alla sua cattura, infatti, molti prestanome del boss sono stati messi in carcere, e insieme a loro anche i beni che detenevano per lui sono stati sequestrati.
Ripercorriamo quali sono stati gli arresti “collaterali” del suo operato, nonché i sequestri che hanno preceduto la fine della vecchia Cosa Nostra, con l’arresto odierno dell’ultimo boss Matteo Messina Denaro.
Si può dare un’idea del patrimonio di Matteo Messina Denaro partendo dagli enormi giri d’affari a lui riconducibili scoperti negli anni.
Attivo imprenditore dell’economia sommersa e non, Messina Denaro ha intrattenuto affari in tutta la penisola, specialmente nel settore della Grande Distribuzione Organizzata, dove preferiva ripulire i proventi illeciti delle sue attività criminali.
Nel corso degli ultimi trent’anni, gli inquirenti hanno sequestrato molti beni riconducibili all’ultimo boss di Castelvetrano, come i parchi eolici costruiti dalle ditte dell’imprenditore Nicastri, molto vicino al boss di Cosa Nostra.
Vito Nicastri ha ottenuto il più grande numero di concessioni edilizie in Sicilia per la costruzione di parchi eolici dal 2002 al 2006, e il valore di tutti gli immobili che gli sono stati sequestrati nel 2010 era di ben 1,5 miliardi di euro.
Nel 2011, poi, Matteo Messina Denaro venne ricollegato a un altro imprenditore, stavolta nel settore della GDO.
Giuseppe Grigoli è stato condannato nel 2011 per l’accusa di riciclaggio di denaro nella sua rete di supermercati del marchio Despar.
Nella sua attività, Grigoli era prestanome e favoreggiatore di Messina Denaro, e il patrimonio di beni mobili e immobili che gli vennero sequestrati in quell’occasione si aggirava intorno ai 700 milioni di euro.
Nel dicembre del 2012 ci fu un maxi blitz delle forze dell’ordine in cui venne arrestato l’imprenditore Angelo Salvatore e altri sei uomini.
Questi sono stati accusati di destinare parte dei loro profitti al latitante Messina Denaro, profitti ricavati dalla costruzione di alcuni parchi eolici nelle zone di Agrigento, Catania, Palermo e Trapani,.
Poco prima, invece, nel marzo 2012, la Direzione Investigativa Antimafia di Trapani sequestrò il patrimonio di Carmelo Patti, il proprietario di Valtur vicino al boss Messina Denaro.
Questo arresto comportò il sequestro di beni pari a oltre un miliardo e mezzo di euro, che si aggiungono ai precedenti importi.
Infine, nel 2015, un sequestro pari a 50 milioni di euro intervenne ai danni dell’imprenditore Mario Niceta, altro prestanome del Messina Denaro.
In quest’occasione vennero arrestati altri membri di una cosca che era molto vicina a Matteo Messina Denaro, e questo suggerì, una volta per tutte, che le mafie del ventunesimo secolo sono più interessate all’imprenditoria che alle carneficine.
In ogni caso, durante la sua latitanza, il boss mafioso Messina Denaro giocava d’azzardo sia in Sicilia che a Malta, e per far questo sfruttava l’appoggio dell’imprenditore di Castelvetrano Carlo Cattaneo.
Inoltre, nel marzo del 2019, fu scoperta una loggia massonica di Castelvetrano che condusse all’arresto di un avvocato siciliano molto vicino a Messina Denaro.