Il Reddito di Cittadinanza non muore, cambia solo pelle: sorpresa!
Con l’insediamento del nuovo governo di centrodestra, il futuro del reddito di cittadinanza è quanto mai incerto. Cosa ha in programma la squadra del Presidente Meloni?
La leader di Fratelli d’Italia non ne ha fatto mai mistero e più volte, durante la campagna elettorale, ha dichiarato di voler abolire, o quantomeno modificare, il Reddito di cittadinanza. Il piano del nuovo Governo di centrodestra appare piuttosto chiaro, tuttavia, al momento la priorità è per la Legge di Bilancio 2023 e la misura resta ancora tutta da scrivere. Alla luce di tutto questo, in molti si chiedono “cosa succederà al Reddito di Cittadinanza con il nuovo Governo Meloni?”.
Reddito di cittadinanza: cosa ha in programma il nuovo governo di centrodestra
Il reddito di Cittadinanza, introdotto nel 2019 su proposta del Movimento 5 stelle, è una delle misure più discusse degli ultimi anni. Anche la posizione del Presidente Giorgia Meloni riguardo il sussidio, appare piuttosto chiara. La leader di fratelli d’Italia ha sempre dichiarato il suo disappunto nei confronti di questa misura, almeno per come è stata ideata. Pertanto, nonostante risulti difficile una sua abolizione immediata e definitiva, sono in programma importanti modifiche strutturali.
Reddito di Cittadinanza: focus sui dati
Con l’insediamento del nuovo Governo guidato da Giorgia Meloni, il futuro del sussidio resta più che mai incerto. Certi, invece, sono i dati forniti dall’INPS. In tre anni il Reddito di Cittadinanza ha raggiunto 2,2 milioni di nuclei familiari per importo medio di 580 euro. Si parla di un’erogazione totale di quasi 23 miliardi di euro.
Reddito di cittadinanza: le ipotesi sulle modifiche
Innanzitutto, il Reddito di Cittadinanza potrebbe cambiare nome ed essere ribattezzato come reddito di sussistenza, ma soprattutto, ad essere completamente stravolto potrebbe esserne il funzionamento e la platea di beneficiari. Nel mirino della neo premier c’è prima di tutti chi fino ad oggi ha percepito il reddito di cittadinanza pur essendo nelle condizioni di lavorare, definendo il sussidio “una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia”. A cambiare potrebbero essere anche gli enti erogatori. L’INPS, che fino ad ora ha gestito i pagamenti, potrebbe passare il testimone ai Comuni, ritenuti più idonei alla verifica dei soggetti in stato di disagio economico e sociale.
Dunque, appare chiaro che l’abolizione definitiva del reddito di cittadinanza sia molto improbabile o almeno lontana e il sussidio potrebbe rimanere in vigore, ma solo per i soggetti più fragili.