Cos’è la perequazione delle pensioni e come viene calcolata: non è una brutta parola
A novembre 2022 l’anticipo della revisione annuale: coinvolti 16 milioni di pensionati in Italia.
La perequazione è la revisione annuale delle pensioni che ha l’obiettivo di proteggere il potere d’acquisto rispetto all’aumento del tassi di inflazione. Ma cos’è?
Perequazione delle pensioni novembre 2022, cosa è
Viene applicata a tutte le tipologie di trattamento pensionistico erogate dalla previdenza pubblica, indipendentemente dall’essere integrate al trattamento minimo.
La perequazione scatta solitamente a gennaio di ogni anno ed è fissata da un decreto adottato – entro il 20 novembre – dal ministero dell’Economia e con il ministero del lavoro e delle politiche sociali. Il decreto definisce l’adeguamento definitivo per l’anno precedente, da applicare dal 1° gennaio dell’anno in corso, e l’adeguamento provvisorio per l’anno in corso con effetto dal 1° gennaio dell’anno successivo.
Vista però la fase di emergenza economica, prima ancora di arrivare a gennaio 2023, circa 16 milioni di italiani titolari di prestazioni pensionistiche beneficeranno di questa rivalutazione. Le novità sono state introdotte con il decreto Aiuti bis. Ecco le risposte ad alcune delle domande più frequenti.
L’attribuzione della perequazione definitiva per l’anno 2022, che è pari allo 0,2%, è anticipata a novembre – anziché essere corrisposta a gennaio 2023 -. Lo 0,2% è dato dalla differenza tra l’1,7% di inflazione stimata e l’1,9% di inflazione effettiva nel 2021.
A chi spetta l’aumento delle pensioni del 2%? Scoprilo subito
Diversamente dalla perequazione, che spetta a tutti, l’incremento del 2% previsto dal decreto Aiuti bis va solo ai pensionati che hanno un assegno non superiore a 2.692 euro lordi al mese, pari a circa 35mila euro l’anno. L’incremento è scattato già con le pensioni di ottobre, e sarà calcolato anche nelle pensioni in pagamento a novembre e a dicembre, compresa la tredicesima. L’incremento del 2% sulla rata della tredicesima mensilità è corrisposto in proporzione ai ratei di tredicesima spettanti. Nel caso di pensioni che non hanno diritto alla tredicesima non sarà corrisposto l’incremento.
L’aumento, che spetta a circa 11,5 milioni di pensionati, varia secondo le fasce di importo. Da 0 a 2.097,40 euro, l’incremento è massimo pari a 41,95 euro. Dalla cifra 2.097,41 euro a 2.621,75 euro incremento di ulteriori 9,44 euro. Da 2.621,76 a 2.692,00 euro, incremento di ulteriori 1,05 euro. Da 2.692,01 a 2.744,44 euro opera la cosiddetta clausola di salvaguardia ovvero l’incremento si attribuisce come differenza tra l’importo della pensione e il limite di 2.744,44 euro.