De-prescrizione: agli anziani vengono tolte le medicine, i medici spiegano il perché
“Vengono prescritti troppi medicinali”, questo è quanto è stato fatto notare al congresso della SIMI, mettendo in luce una condizione comune a tantissime persone anziane che sono costrette ad assumere numerosissime pillole durante l’arco della giornata.
La de-prescrizione, dall’inglese Deprescribing, è il fenomeno che può portare alla diminuzione dell’eccesso delle prescrizioni di terapie farmacologiche. La questione è stata oggetto di dibattito nel congresso legato alla salute avvenuta pochissimi giorni fa.
Perché la de-prescrizione è utile per la salute
Gli esperti hanno recentemente preso parte ad un congresso del SIMI, la Società Italiana di Medicina Interna, in cui è stata analizzata la situazione in cui sono costretti a vivere gli anziani, che devono assumere quotidianamente anche più di 5-6 medicinali diversi.
Questo risultato è stato ottenuto anche grazie all’allungamento progressivo della vita, che ora si attesta su una media di circa 80 anni e che ha portato con sé anche l’aumento della comparsa di patologie croniche che devono essere curate attraverso trattamenti diversi.
Il problema dell’alta quantità di medicinali prescritti ad un’unica persona non riguarda solo la difficoltà nell’assumerle (che possono essere dimenticate, mescolate o sovradosate dall’anziano), ma si rischia anche la comparsa di effetti indesiderati più o meno gravi nel momento in cui le medicine entrano in conflitto tra loro.
Le dichiarazioni del SIMI
Giorgio Sesti, il presidente della Società Italiana di Medicina Interna, ha dichiarato al congresso che: “Alcuni studi hanno messo ben in evidenza il fenomeno della polipharmacy – la prescrizione di molteplici medicine ad un unico paziente – e le sue ricadute. A rischio di effetti indesiderati sono soprattutto le persone con una ridotta funzionalità renale, condizione comune tra gli anziani”.
Gli studi nominato dal presidente della SIMI riguardano le analisi condotte su 5mila pazienti con oltre 65 anni di età in cui erano evidenti compromissioni renali moderate (circa la metà dei pazienti), gravi (il 14%) e molto gravi (3%). In molti casi agli anziani che soffrivano di ipertensione, diabete, fibrillazione atriale, coronaropatia e scompenso, veniva prescritto un dosaggio di farmaci inappropriato rispetto condizioni di salute dei loro reni, tanto che il rischio di mortalità che derivava da questi errori nelle prescrizioni hanno causato un rischio di mortalità aumentato del 50%.
Gerardo Mancuso, vicepresidente Simi ha concluso: “Il 66% dei pazienti adulti assume 5 o più farmaci e un anziano su tre assume oltre 10 farmaci in un anno provocando un aumento delle cause di ricovero per eventi avversi per interazioni farmacologiche. De-prescrivere le molecole farmacologiche è una attività che l’internista deve fare in tutti i pazienti, ma soprattutto negli anziani”.