IMU seconda casa, puoi farti rimborsare anche gli interessi
La Corte di Cassazione ha recentemente emesso una sentenza secondo cui anche i coniugi, che hanno due residenze diverse, possono evitare di pagare l’IMU sull’immobile. Da oggi si potranno chiedere i rimborsi per tutti i pagamenti non dovuti.
Prima della sentenza, con il matrimonio le persone erano obbligate a stabilire la residenza nella casa coniugale, perdendo il diritto all’esonero dal pagamento dell’IMU sulla prima casa. Il nuovo nucleo familiare ora ha gli stessi vantaggi di chi non ufficializza il proprio rapporto.
IMU seconda casa cancellato
Con l’avanzare del tempo il concetto di famiglia è inevitabilmente cambiato, il nucleo familiare non è più composto unicamente da coppie sposate con figli, infatti in Italia si può riconoscere l’incredibile varietà di famiglie, c’è chi non ha figli, chi vive distante dal partner, chi per lavoro deve viaggiare e così via.
La legge riguardante l’IMU si basava su una norma, presente dal 2011, che è stata riconosciuta come illegittima dalla Corte di Cassazione, in quanto avvantaggiava tutte le coppie non unite civilmente o non sposate, che potevano godere della doppia esenzione IMU.
Dal 13 Ottobre 2022, con la sentenza n.209, ogni coppia sposata potrà finalmente godere del doppio esonero nel caso in cui si abbiano due residenze diverse, anche situate nello stesso comune. Con il riconoscimento di illegittimità della norma sono scattate tutte le richieste di rimborso dei pagamenti non dovuti e gli interessi maturati.
Come ottenere il rimborso dell’IMU
La domanda di rimborso dovrà essere effettuata entro 5 anni dalla data della sentenza (il 13 Ottobre 2022), in cui si potrà richiedere l’intero importo delle somme non dovute che sono state regolarmente pagate, in aggiunta ai relativi interessi maturati durante gli anni.
L’effetto di questa sentenza è retroattiva e potrà essere usata anche in caso di contenzioso, è importante però ricordare che nel caso in cui l’accertamento dell’ente impositore sia divenuto definitivo, il comune non sarà obbligato a riconoscere il rimborso ed il cittadino non potrà ricevere più nulla, nemmeno in futuro.
Dopo la presentazione della domanda di rimborso, il comune sarà tenuto a dare una risposta in tempi brevi al cittadino e, nel caso in cui il comune non si esprima o rifiuti la domanda si potrà presentare l’istanza davanti al giudice tributario, il tutto rispettando i termini di tempo che possono essere 60, 90 o 180 giorni, a seconda del caso. Su questo punto verrà fatta chiarezza nei prossimi giorni, sciogliendo ogni tipo di dubbio relativo ai limiti di tempo disponibili per il cittadino.