L’orario in cui vai a dormire può farti rischiare l’infarto: lo studio inquietante
Secondo gli studi esiste una correlazione piuttosto evidente tra l’orario in cui si va a dormire e l’incidenza di infarti, infatti il sonno è considerato un fattore di rischio modificabile, quindi è bene correggere le proprie abitudini.
Ogni anno circa 120mila persone vengono colpite da un infarto. Questa malattia ha numerosi fattori di rischio e l’unica cosa che può prevenirne l’incidenza è la prevenzione primaria. I ricercatori hanno analizzato due gruppi di persone, i mattinieri ed i nottambuli.
Cos’è l’infarto e chi ne è più a rischio
L’infarto è causato dall’occlusione parziale o totale di un’arteria coronarica. Ad oggi rimane una delle malattie più mortali, specialmente nei casi in cui si ritardi l’arrivo in ospedale, dove il paziente può ricevere cure tempestive ed adeguate.
I sintomi dell’infarto più frequenti comprendono:
- dolore al petto
- sudorazione fredda
- malessere
- nausea
- vomito
Il dolore al petto può anche irradiarsi e raggiungere il collo, la gola, la mandibola o la colonna vertebrale, all’altezza delle scapole.
Esistono diversi fattori di rischio che possono portare all’infarto e vengono divisi in fattori modificabili e fattori non modificabili. Tra i fattori non modificabili, che quindi non dipendono dallo stile di vita, si trova l’età, il sesso e la familiarità con la malattia, mentre tra i fattori modificabili si trovano lo stile di vita, l’alimentazione, l’ipertensione arteriosa, il diabete e le droghe.
Lo studio e l’analisi del sonno
Dato che non si ha alcun potere sui fattori di rischio non modificabili, bisogna concentrarsi sul migliorare il proprio stile di vita e lo studio condotto dagli scienziati del New Jersey ha trovato una correlazione interessante tra le tempistiche del sonno e l’incidenza di infarti.
È risaputo che avere un ritmo del sonno regolare e dormire per una quota sufficiente di ore porti giovamento all’organismo, ma lo studio pubblicato dalla Rutgers University ci ha fornito qualche dato in più.
I ricercatori hanno analizzato le vite dei nottambuli e dei mattinieri e le hanno poste a confronto, cercando di capire quanto questo dato fosse collegato alla presenza di infarti. Dai risultati è emerso che chi va a dormire tardi ha una probabilità più alta di sviluppare malattie cardiache e questo dato si basa sul fatto che chi va a dormire dopo la mezzanotte ha una ridotta capacità di utilizzare e bruciare i grassi a causa dei cambiamenti che la notte porta al metabolismo.
Al contrario, chi preferisce andare a dormire presto riesce a bruciare più grassi durante le attività mattutine, riuscendo a mantenere uno stato di salute migliore e abbassando notevolmente il rischio di incidenza di infarto.