I soldi versati in banca sono veramente nostri? La risposta vi sorprenderà
L’apertura di un conto corrente bancario o postale è una pratica comune a praticamente tutti gli italiani, sia lavoratori che non. Ma i soldi che vengono periodicamente “messi al sicuro”, sono davvero intoccabili? Sono ancora nostri, nonostante siano nelle mani delle banche?
In periodi di crisi ed in casi di emergenza, non è raro sentire di banche che bloccano o addirittura prelevano forzosamente gli importi presenti nei conti correnti, senza il consenso di quel che dovrebbe essere il legittimo proprietario.
Di chi sono i soldi presenti nelle banche?
Da quando gli scambi ed i pagamenti con contanti sono stati limitati per legge, sono cresciuti in maniera vertiginosa i conti correnti aperti presso le banche, luogo dove tenere al sicuro i propri risparmi e dove vengono facilitati i pagamenti verso le altre persone.
Per capire se i soldi rimangono nostri, anche se depositati nei conti correnti, ci si deve affidare alla lettura della legge presente nel Codice Civile che recita: “Nei depositi di una somma di denaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l’osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi. Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si eseguono alla sede della banca presso la quale si è costituito il rapporto”.
In parole povere, nel momento in cui si depositano i risparmi, le banche acquistano la somma di denaro e la possono utilizzare per altri servizi, come ad esempio prestiti destinati ad altri clienti.
La banca però, ovviamente, è tenuta a restituire tutto l’importo richiesto dal proprietario del conto nel momento in cui scade il proprio contratto, si voglia cambiare banca o si effettua un prelievo.
Cosa è successo in Grecia ed in Argentina
Può capitare, in caso di grave emergenza, che il Governo decida a sua discrezione e senza preavviso di applicare una tassa straordinaria sui conti correnti delle banche. Questa pratica viene chiamata patrimoniale ed è conosciuta anche con la dicitura “prelievo forzoso”.
In Grecia e in Argentina è successo proprio questo, infatti durante il periodo di grave crisi sono state applicate delle tasse, anche abbastanza alte sui beni delle popolazioni.
In Italia c’è il rischio che avvenga l’introduzione di una patrimoniale?
Per cercare di riparare al debito pubblico, l’Italia nel 1992 ha già effettuato un prelievo forzato dello 0,6% delle somme presenti nei conti correnti. Ad oggi però, per e saldare il debito in maniera evidente, occorrerebbe una patrimoniale che raggiunga il 10% del totale raccogliendo circa 200 miliardi di euro, incorrendo però in effetti molto negativi, soprattutto riguardo la fiducia degli italiani.