Pensioni, cosa succede se non si pagano i contributi: inaspettato
Il mancato pagamento dei contributi può costare caro: ecco la decisione dell’INPS rispetto ai datori di lavoro inadempienti.
Non pagare i contributi regolarmente può avere delle conseguenze molto importanti: in caso di inadempienza sono previste delle sanzioni significative. Multe anche per chi presenta un errato calcolo del tetto annuale degli oneri INPS.
Per evitare di incorrere in brutte situazioni i datori di lavoro devono prestare attenzione ai criteri stabiliti dall’INPS da prendere in considerazione per il calcolo del massimale contributivo e devono considerare anche i dettagli relativi allo storico dell’attività lavorativa del dipendente. Esiste una regola generale per tutte le categorie di lavoratori iscritti, indipendentemente dalla retribuzione: per il 2022, il tetto salariale da considerare per il calcolo del contributo previdenziale INPS richiesto è di 105.014 euro. Per gli anni precedenti, invece, è stato applicato un limite di poso inferiore. Nella pratica se il lavoratore guadagna oltre il tetto salariale fissato, il datore di lavoro deve calcolare gli oneri sociali INPS per quel dipendente solo per la cifra che rientra nel massimale. Ciò che resta è esente dai contributi previdenziali INPS.
Mancato pagamento dei contributi: multe salatissime per i lavoratori autonomi
Il mancato pagamento dei contributi non riguarda solo i lavoratori dipendenti, ma anche i lavoratori autonomi, come i professionisti con partita IVA: anche questa categoria è chiamata a pagare per i contributi pensionistici. Naturalmente proprio i professionisti con partita IVA hanno subito le maggiori perdite durante il Covid a causa del lockdown e non sono riusciti a raggiungere sempre la cifra necessaria per il pagamento dei contributi. Questa circostanza non ha fermato le cartelle esattoriali e le relative sanzioni.
Come ridurre le multe? L’INPS ha pensato di privilegiare i lavoratori in grado di produrre motivazioni credibili e certificate per il mancato pagamento. Le calamità naturali o le emergenze di carattere sanitario vengono indicate come le possibili cause da addurre per giustificare il calo della propria attività. Per dimostrare di aver affrontato un periodo di crisi e quindi avere diritto ad una dilazione dei pagamenti, è necessario produrre certificazioni adeguate con il supporto di un legale specializzato in queste questioni.
In questo modo sarà possibile dimostrare che non si è in grado di sostenere la spesa relativa al pagamento dei contributi richiesta dall’INPS e si potrà ovviare alla sanzione prevista dall’Istituto di Previdenza Sociale per il mancato corrispettivo di quanto dovuto. Sono molti i casi in cui i professionisti non sono riusciti a far fronte alle spese.