WhatsApp, attento a quello che scrivi: si aprono le porte carcere
Negli ultimi mesi si sono sempre più sviluppati anche in Italia i contratti conclusi a distanza. Le norme sul distanziamento sociale impongono forti limitazioni al movimento e agli incontri fisici tra le persone. Può essere un problema?
Stai attento a quello che scrivi su WhatsApp, potrebbe avere molto più valore di quanto pensi. Vediamo nelle prossima righe a che pericolo andiamo incontro
Quali rischi corriamo se non stiamo attenti a quello che scriviamo su Whatsapp?
Molte imprese si sono attrezzate e oggi è possibile concludere contratti anche tra soggetti fisicamente distanti. Sembrerebbe un bel passo avanti. Già da molto tempo effettuiamo ordini e acquisti telefonici, ma la tecnologia sta cambiando molte cose. Esistono vere e proprie piattaforme specializzate nella conclusione di contratti a distanza che utilizzano software specifici.
In questi casi gli accordi hanno pieno valore legale perché le piattaforme archiviano tutti gli elementi essenziali previsti dalla legge. Ma cosa accade se ci accordiamo riguardo un acquisto tramite un messaggio sul cellulare? Stai attento a quello che scrivi su WhatsApp perché potrebbe avere molto più valore di quanto pensi. Recedere da un contratto infatti è spesso piuttosto complesso. Vediamo come non incorrere in errori.
Il valore legale di email, SMS e applicazioni di messaggistica
La legge attribuisce valore di prova legale alle PEC. I messaggi di posta elettronica certificata hanno quindi lo stesso valore di una raccomandata. Le normali mail invece vengono prese in considerazione ma non hanno valore vincolante. Gli SMS sembrano avere una rilevanza ancora inferiore. Lo standard tecnico di questi messaggi non è infatti universale e potrebbero verificarsi incompatibilità.
Ad esempio possibili irregolarità dovute ai diversi operatori telefonici o al modello di cellulare utilizzato. La Cassazione, con la Sentenza n.5141/19 ha riconosciuto comunque il valore di prova degli SMS, a meno che la parte danneggiata non ne contesti i contenuti. La Corte d’Appello de L’Aquila con la Sentenza n. 117/20, ha invece limitato l’utilizzazione dei messaggi di testo. Il tribunale ha ritenuto infatti di escludere il valore di prova di un SMS di cui era provato l’invio ma non il contenuto.
Stiamo attenti a quello che scriviamo su Whatsapp, si rischia grosso
La Corte di Cassazione ha invece espresso un orientamento diverso per i messaggi inviati su WhatsApp. La Sentenza n. 19155/19 ha stabilito che le chat hanno valore di prova in giudizio. Provarlo spetta alla parte contro cui vengono utilizzate. Sta quindi a loro dimostrarne la non veridicità. Quindi, stai attento a quello che scrivi su WhatsApp. Una risposta data velocemente potrebbe obbligare ad acquistare un bene o pagare una prestazione.
Facciamo quindi sempre attenzione a manifestare la nostra volontà di concludere un contratto. Anche in situazioni informali, potremmo pentircene e dover rendere conto di quanto scritto.