La mancanza di Co2 ha già messo in grande difficoltà le aziende che producono l’acqua frizzante, ma sta iniziando a creare problemi anche ai produttori di tante altre bibite gassate.
A rischio scomparsa, oltre all’acqua frizzante, ci sono anche altre bevande vendute al supermercato e che gli italiani consumano abitualmente.
Un altro settore che potrebbe risentire della mancanza di CO2 è quello dei produttori di birra, già messi a dura prova dall’aumento dei costi per le materie prime. Non sorprenderebbe non trovare più birra nei supermercati, quindi, dopo che, marchi come la Sant’Anna hanno stoppato la produzione.
È da un po’ di tempo che l’acqua frizzante inizia a non vedersi più al supermercato. Un effetto di ciò è sicuramente legato al caldo e alla siccità. Nei supermercati, in realtà si può già notare la mancanza d’acqua e non solo della frizzante. Molti infatti, si stanno vedendo costretti a razionare la vendita d’acqua.
Il principale problema, è che l’anidride carbonica impiegata, non solo per produrre acqua frizzante, ma anche per tutte le bibite gassate inizia a scarseggiare.
Addirittura il direttore della Coca-Cola HBC Italia, Giangiacomo Pierini, ha affermato che nello stabilimento di Nogara (VR), la Coca-Cola autoproduce l’anidride carbonica che serve per la produzione e che se riescono a sopperire a questa ulteriore situazione di difficoltà, è solo perché quello, in provincia di Verona, è lo stabilimento più grande del gruppo in Italia. Diverso, invece, per gli altri stabilimenti, evidentemente non in grado di produrre la quantità necessaria di CO2, sono costrette ad acquistare questa fondamentale materia prima.
Non solo la Coca-cola, ma anche un’altra bevanda gassata molto amata è a rischio nei supermercati: la birra.
Per il momento troveremo ancora birra nei supermercati, ma anche se ancora nessun produttore di birra ha dichiarato di avere grandi difficoltà, bisogna comunque sapere che il rischio che scompaia è molto alto.
Il mercato della birra è in forte crisi, in realtà, non solo per la carenza di CO2, ma anche per gli alti costi delle materie prime.
La birra diventa frizzante alla seconda fermentazione in tank o bottiglia. All’interno di questi contenitori, sono presenti lieviti che consumando lo zucchero, generano alcol e CO2. Il problema dell’anidride carbonica è maggiormente di alcune birre industriali che aggiungono l’anidride carbonica come per le altre bibite frizzanti.
Come ha affermato Alfredo Pratolongo, presidente di Assobirra, oltre all’anidride carbonica, è anche questa situazione generale per l’aumento dei costi che potrebbe generare effetti inflattivi e perdita di competitività, andando a compromettere la ripresa di tutta la filiera brassicola.